La riforma Amato delle
pensioni (art. 2, c. 3, lettera c, del D. Lgs. 503/1992) aumentò il requisito
della pensione di vecchiaia da 15
a 20 anni di contribuzione, salvaguardando coloro che avevano maturato il
requisito dei 15 anni di contribuzione entro il 1992.
L’INPS con circolare n. 35 del 14 marzo 2012 definisce il requisito contributivo minimo dei 20 anni di contribuzione per accedere alla pensione di vecchiaia, non richiamando il requisito contributivo dei 15 anni conseguito entro il 31 dicembre 2012 da applicare anche a coloro che sono stati autorizzati ai versamenti volontari
entro la medesima data.
Un problema enorme per tutti coloro (circa 65mila) che si credevano garantiti dalla riforma Amato e che non sono in condizioni di conseguire il nuovo requisito con l’attività lavorativa o con il versamento dei contributi volontari, cosa impossibile in quanto si tratta di anziani che non lavorano più e che non hanno i soldi per provvedere all’integrazione della contribuzione.
Sull’argomento è intervenuta l’on.Maria Luisa Gnecchi ed altri parlamentari del Partito Democratico che hanno presentano una interrogazione parlamentare al Ministro del Lavoro.
Nella interrogazione si fa presente che “le circolari attuative emanate dagli enti previdenziali sembrano andare oltre il testo del decreto-legge n. 201 del 2011.
Gli interroganti fanno presente “che non si può continuare a mettere mano al sistema previdenziale in modo frettoloso e scoordinato, senza mantenere le deroghe delle previgenti disposizioni, mai abrogate e senza alcuna verifica sull'impatto reale delle
nuove norme, sulla vita di migliaia di cittadini”.
Si chiede inoltre al Ministro “se intenda promuovere la modifica delle circolari interpretative in applicazione del decreto-legge n. 201 del 2011, affinché si riconoscano i requisiti già maturati ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera c), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n, 503, visto che la suddetta norma è stata abrogata”.
Il Ministro rispondendo all’interrogazione si è dimostrata disponibile ad esaminare la problematica che gli è stata sottoposta e di considerare gli effetti di carattere sociale.
Marialuisa Gnecchi dichiara “un certo apprezzamento per il fatto che il rappresentante del Governo, nella sua risposta, abbia implicitamente ammesso – per la prima volta dalla data della riforma del sistema previdenziale – l'esigenza di individuare una soluzione alla problematica in oggetto, preannunciando lo svolgimento di approfondimenti,che, tuttavia, ritiene sarebbe stato opportuno svolgere in tempi precedenti.
Giudicherebbe grave non riconoscere ai lavoratori (sulla base di una interpretazione non corretta della normativa vigente da parte dell'INPS) la cristallizzazione del requisito contributivo dei 15 anni, in vista della maturazione della pensione, prevista 503 del 1992 e mai espressamente abrogata dal Governo dal decreto legislativo n. in carica, anche considerato che la situazione previdenziale dei lavoratori – in particolare delle lavoratrici (le più penalizzate da tale interpretazione, attesa la natura discontinua delle loro prestazioni professionali) – ha già subito un aggravamento a causa delle misure rigide assunte in materia di innalzamento dei limiti di età. Chiede con forza al Governo, quindi, di rispettare quantomeno la normativa vigente e i diritti consolidati (almeno fino a che non intervenga una esplicita norma di abrogazione, che sarebbe, in ogni caso, valutata negativamente), che ritiene siano spesso messi in discussione da interventi normativi suscettibili di incidere sul sistema previdenziale in modo scoordinato e sbagliato, favorendo la diffusione di interpretazioni scorrette dell'ordinamento vigente”.
Nella giornata di ieri il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero “ha dato il proprio ‘via libera’ a una circolare dell’INPS che chiarisce il quadro circa il mantenimento del diritto di alcune decine di migliaia di lavoratori ad accedere alla pensione di vecchiaia con i requisiti contributivi di 15 anni previsti dalla cosiddetta ‘riforma Amato’ del 1992.
La circolare riguarda persone - in particolare donne - la cui vita lavorativa è stata caratterizzata da discontinuità (es.: lavoratori addetti a servizi domestici e familiari, lavoratori agricoli e lavoratori dello spettacolo), che hanno maturato diversi anni di contribuzione prima del dicembre 1992, per poi uscire dal mercato del lavoro con la prospettiva di poter fruire della pensione di vecchiaia una volta raggiunto il necessario requisito anagrafico.
Il Ministro Elsa Fornero ha commentato: “Dopo aver salvaguardato 140 mila lavoratori, aver sciolto il nodo delle ricongiunzioni onerose sono soddisfatta di poter risolvere un problema che riguarda circa 65mila persone, la maggior parte delle quali sono donne”.
L’on. Marialuisa Gnecchi sottolinea “la spudoratezza della Ministra Fornero che fa un comunicato stampa oggi con il quale si assume il merito di risolvere il diritto a pensione per 65000 persone, quasi tutte donne, mentre sta solo riconoscendo uno dei suoi tanti errori, aveva imposto all'Inps un'interpretazione restrittiva che cancellava il requisito dei 15 anni maturati entro il 31.12.92 previsto dalla legge 503/92 senza aver abrogato la legge, io ero intervenuta immediatamente contro questa interpretazione come potete vedere dall'interrogazione e dalla risposta del viceministro in commissione (che trovate subito sotto il comunicato stampa), e da marzo del 2012 ho continuato ad intervenire su questo,ottenendo più volte l'impegno dell'Inps di provvedere alla correzione della circolare imposta dalla ministra e lei oggi dichiara di aver salvaguardato 140000 lavoratori, di aver sciolto il nodo delle ricongiunzioni onerose e di aver risolto anche il requisito dei 15 anni per le donne, requisito che lei aveva fatto cancellare con atto amministrativo senza aver abrogato la norma.
Il Ministro rispondendo all’interrogazione si è dimostrata disponibile ad esaminare la problematica che gli è stata sottoposta e di considerare gli effetti di carattere sociale.
Marialuisa Gnecchi dichiara “un certo apprezzamento per il fatto che il rappresentante del Governo, nella sua risposta, abbia implicitamente ammesso – per la prima volta dalla data della riforma del sistema previdenziale – l'esigenza di individuare una soluzione alla problematica in oggetto, preannunciando lo svolgimento di approfondimenti,che, tuttavia, ritiene sarebbe stato opportuno svolgere in tempi precedenti.
Giudicherebbe grave non riconoscere ai lavoratori (sulla base di una interpretazione non corretta della normativa vigente da parte dell'INPS) la cristallizzazione del requisito contributivo dei 15 anni, in vista della maturazione della pensione, prevista 503 del 1992 e mai espressamente abrogata dal Governo dal decreto legislativo n. in carica, anche considerato che la situazione previdenziale dei lavoratori – in particolare delle lavoratrici (le più penalizzate da tale interpretazione, attesa la natura discontinua delle loro prestazioni professionali) – ha già subito un aggravamento a causa delle misure rigide assunte in materia di innalzamento dei limiti di età. Chiede con forza al Governo, quindi, di rispettare quantomeno la normativa vigente e i diritti consolidati (almeno fino a che non intervenga una esplicita norma di abrogazione, che sarebbe, in ogni caso, valutata negativamente), che ritiene siano spesso messi in discussione da interventi normativi suscettibili di incidere sul sistema previdenziale in modo scoordinato e sbagliato, favorendo la diffusione di interpretazioni scorrette dell'ordinamento vigente”.
Nella giornata di ieri il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero “ha dato il proprio ‘via libera’ a una circolare dell’INPS che chiarisce il quadro circa il mantenimento del diritto di alcune decine di migliaia di lavoratori ad accedere alla pensione di vecchiaia con i requisiti contributivi di 15 anni previsti dalla cosiddetta ‘riforma Amato’ del 1992.
La circolare riguarda persone - in particolare donne - la cui vita lavorativa è stata caratterizzata da discontinuità (es.: lavoratori addetti a servizi domestici e familiari, lavoratori agricoli e lavoratori dello spettacolo), che hanno maturato diversi anni di contribuzione prima del dicembre 1992, per poi uscire dal mercato del lavoro con la prospettiva di poter fruire della pensione di vecchiaia una volta raggiunto il necessario requisito anagrafico.
Il Ministro Elsa Fornero ha commentato: “Dopo aver salvaguardato 140 mila lavoratori, aver sciolto il nodo delle ricongiunzioni onerose sono soddisfatta di poter risolvere un problema che riguarda circa 65mila persone, la maggior parte delle quali sono donne”.
L’on. Marialuisa Gnecchi sottolinea “la spudoratezza della Ministra Fornero che fa un comunicato stampa oggi con il quale si assume il merito di risolvere il diritto a pensione per 65000 persone, quasi tutte donne, mentre sta solo riconoscendo uno dei suoi tanti errori, aveva imposto all'Inps un'interpretazione restrittiva che cancellava il requisito dei 15 anni maturati entro il 31.12.92 previsto dalla legge 503/92 senza aver abrogato la legge, io ero intervenuta immediatamente contro questa interpretazione come potete vedere dall'interrogazione e dalla risposta del viceministro in commissione (che trovate subito sotto il comunicato stampa), e da marzo del 2012 ho continuato ad intervenire su questo,ottenendo più volte l'impegno dell'Inps di provvedere alla correzione della circolare imposta dalla ministra e lei oggi dichiara di aver salvaguardato 140000 lavoratori, di aver sciolto il nodo delle ricongiunzioni onerose e di aver risolto anche il requisito dei 15 anni per le donne, requisito che lei aveva fatto cancellare con atto amministrativo senza aver abrogato la norma.
1 commento:
Credo sia importante che venga messo mano alla riforma fornero che ha "rovinato" la vita a tamte persone che potevano ancfare in pensioni nel 2012 anche con più opportunità sia di età che di contributi e invece non solo sono rimaste al palo ma subiranno riduzioni molto forti e anni in più di lavoro queta è una vera vergogna che qualcuno ci metta mano
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