Alla vigilia del voto, sabato 1° dicembre, ero abbastanza preoccupato per il livello delle polemiche e di scontri che si erano verificati in Facebook ed ho scritto la seguente dichiarazione: “Considerato che Bersani e Renzi prenderanno il caffè insieme per lanciare un appello alla serenità per domani e non potendo tutti noi prendere un caffè con loro, ritengo che l'unica cosa che possiamo fare per rappresentare la nostra appartenenza al Pd è quella di abbassare i toni e iniziare a pensare al 3 dicembre dopo i risultati per realizzare un grande cambiamento nel Pd e nel paese. Vi sono molte speranze nella società civile che non bisogna disattendere con polemiche che hanno un respiro corto”. La dichiarazione ha avuto molti consensi perché il vero problema, oltre al risultato delle primarie, è la gestione del consenso dal 3 dicembre in poi per affrontare unitariamente le prossime elezioni politiche.
Domenica sera sono venuti i risultati: la vittoria di Bersani ed il grande successo di Renzi. Le primarie hanno rappresentato un grande avvenimento democratico ed hanno ridotto le distanza tra il Pd ed i cittadini che responsabilmente hanno partecipato alle primarie. I consensi sono andati direttamente a Bersani e Renzi senza intermediazione ma con convinzione. Questo vuol dire che la nomenclatura è stata quasi assente non per propria volontà e non ha influito sui risultati.
Ieri ho letto e ascoltato alcune dichiarazioni che vanno al di là delle posizioni di Bersani, grande vincitore delle primarie, ed ho colto il tentativo di condizionare le posizioni politiche del segretario. Ritengo che tutto questo è sbagliato perché bisogna lasciare il tempo a Bersani di esprimere una strategia politica per il PD che ha urgente bisogno di liberarsi della nomenclatura e, quindi, di rinnovarsi, e per il paese che soffre dei problemi causati dalla crisi. Inoltre, penso che non sia corretto anticipare o condizionare quelle che potrebbero essere le posizioni di Bersani.
Gli elettori hanno espresso il loro consenso nei confronti di Bersani per la sua serietà, consapevolezza, capacità di rappresentare unitariamente il centro sinistra e non per essere vittima della nomenclatura.
Ieri ho scritto quanto segue: “Ferma restando la fiducia e la stima che ho in Pierluigi Bersani, stamattina, 3 dicembre, non mi sono piaciute due cose: La dichiarazione di Fassina sul Corriere della Sera "la riforma del lavoro di Pietro Ichino è un capitolo chiuso" - vorrei conoscere la sua riforma; La dichiarazione di Matteo Orfini "Monti non ritornerà alla Bocconi perché è senatore a vita", condizionando le dichiarazioni di Pierlugi Bersani sull'utilizzo di Monti per il bene del paese. Non vorrei che la vittoria di Bersani fosse condizionata da queste persone che rappresentano la nomenclatura del partito. Questi esponenti non considerano che circa il 40% del centro sinistra, percentuale che aumenta se si considera l'elettorato democratico, ha votato per Matteo Renzi e che occorre considerare tali consensi nel Pd e nel Governo in caso di vittoria elettorale. Penso che i consensi a Bersani e a Renzi provengono per la maggior parte da un elettorato di opinione e che la nomenclatura non ha inciso per nulla altrimenti i consensi a Bersani sarebbero stati molto più alti (il 97% dei parlamentari del Pd hanno sostenuto Bersani). Adesso bisogna unire e lasciare Bersani libero di stabilire la strategia più giusta e correlata agli elettori per vincere le prossime politiche.
Ci aspettiamo un grande rinnovamento nel Pd e nella compagine Governativa. Le liste elettorali del Pd saranno il banco di prova del cambiamento e la fine delle vecchie logiche correntizie che non riscuotono consensi nella società. Vogliamo un partito libero e nuovo”.
Aspetto con correttezza la posizione di Bersani, la quale dai giornali di stamattina ritengo che sia positiva.
Adesso è il momento di pensare non alla propria sopravvivenza politica, come diversi esponenti cominciano a fare, ma ad un cambiamento radicale nel Pd e nel paese.
Si invitano i parlamentari che hanno superato le tre legislature di seguire l'esempio di Veltroni e D’Alema che hanno scelto liberamente di non candidarsi. Se questo dovrebbe verificarsi sono diverse le aggregazioni di potere che saltano nel Pd e si pongono le condizioni di attribuire agli elettori il mandato di decidere democraticamente con le primarie di collegio.
Occorre che tutti gli elettori che hanno votato nelle primarie si trovino nel Pd come a casa loro attraverso una particolare attenzione nei loro confronti e, pertanto, le strutture periferiche del partito dovranno realizzare un sistema aperto, partecipato e trasparente.
Buon lavoro Pierluigi Bersani abbiamo tanta fiducia in te per l’equilibrio, capacità e visione che hai dimostrato.
Gli elettori hanno espresso il loro consenso nei confronti di Bersani per la sua serietà, consapevolezza, capacità di rappresentare unitariamente il centro sinistra e non per essere vittima della nomenclatura.
Ieri ho scritto quanto segue: “Ferma restando la fiducia e la stima che ho in Pierluigi Bersani, stamattina, 3 dicembre, non mi sono piaciute due cose: La dichiarazione di Fassina sul Corriere della Sera "la riforma del lavoro di Pietro Ichino è un capitolo chiuso" - vorrei conoscere la sua riforma; La dichiarazione di Matteo Orfini "Monti non ritornerà alla Bocconi perché è senatore a vita", condizionando le dichiarazioni di Pierlugi Bersani sull'utilizzo di Monti per il bene del paese. Non vorrei che la vittoria di Bersani fosse condizionata da queste persone che rappresentano la nomenclatura del partito. Questi esponenti non considerano che circa il 40% del centro sinistra, percentuale che aumenta se si considera l'elettorato democratico, ha votato per Matteo Renzi e che occorre considerare tali consensi nel Pd e nel Governo in caso di vittoria elettorale. Penso che i consensi a Bersani e a Renzi provengono per la maggior parte da un elettorato di opinione e che la nomenclatura non ha inciso per nulla altrimenti i consensi a Bersani sarebbero stati molto più alti (il 97% dei parlamentari del Pd hanno sostenuto Bersani). Adesso bisogna unire e lasciare Bersani libero di stabilire la strategia più giusta e correlata agli elettori per vincere le prossime politiche.
Ci aspettiamo un grande rinnovamento nel Pd e nella compagine Governativa. Le liste elettorali del Pd saranno il banco di prova del cambiamento e la fine delle vecchie logiche correntizie che non riscuotono consensi nella società. Vogliamo un partito libero e nuovo”.
Aspetto con correttezza la posizione di Bersani, la quale dai giornali di stamattina ritengo che sia positiva.
Adesso è il momento di pensare non alla propria sopravvivenza politica, come diversi esponenti cominciano a fare, ma ad un cambiamento radicale nel Pd e nel paese.
Si invitano i parlamentari che hanno superato le tre legislature di seguire l'esempio di Veltroni e D’Alema che hanno scelto liberamente di non candidarsi. Se questo dovrebbe verificarsi sono diverse le aggregazioni di potere che saltano nel Pd e si pongono le condizioni di attribuire agli elettori il mandato di decidere democraticamente con le primarie di collegio.
Occorre che tutti gli elettori che hanno votato nelle primarie si trovino nel Pd come a casa loro attraverso una particolare attenzione nei loro confronti e, pertanto, le strutture periferiche del partito dovranno realizzare un sistema aperto, partecipato e trasparente.
Buon lavoro Pierluigi Bersani abbiamo tanta fiducia in te per l’equilibrio, capacità e visione che hai dimostrato.
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