Lavoro, la via scandinava è sempre di moda
I responsabili del centrosinistra in Danimarca: formazione, mobilità e occupazione vanno d’accordo
ROMA. Nonostante le continue revisioni, il «modello scandinavo» continua a fare scuola in fatto di Welfare e inclusione sociale. Quanto ai servizi per l’impiego è la Danimarca ad essere depositaria del «modello vincente». È questo il parere di Tiziano Treu, Cesare Damiano e Paolo Ferrero nei giorni scorsi a Copenhagen in una sorta di «missione studio». Del resto il responsabile Lavoro della Margherita ed ex ministro prese ispirazione proprio dalla Danimarca per avviare, nel ‘97, la riforma del collocamento. E oggi a metterlo d’accordo con i colleghi dei Ds e di Rifondazione Comunista è la forte protezione sociale, l’accompagnamento del disoccupato a ricollocarsi sul mercato del lavoro e il coinvolgimento di sindacati e imprese in questo percorso.
È il «golden triangle» danese. «Un triangolo dorato, composto da Stato, dai sindacati e dai datori di lavoro ed è veramente un modello funzionante
- spiega Damiano -. L’entrata e uscita dal mondo del lavoro in Danimarca non è un problema perché esiste una forte protezione sociale».
La mobilità del lavoro investe circa 800mila persone su 4 milioni «ma non fa paura – continua l’esponente diessino - perché l’accesso a un altro impiego è garantito, anche grazie al ruolo attivo del sindacato nella gestione del sistema di orientamento e formazione».
Insiste sul ruolo delle parti sociali anche Treu che parla di un «patto di fiducia» tra chi rappresenta i lavoratori, le imprese e i cittadini. «Quello che ci pare importante di questa gestione – aggiunge Paolo Ferrero di Prc - è che è regolata da un’idea per cui la possibilità della concorrenza e dello sviluppo stanno assieme a un altissimo livello di garanzie sociali».
Dall’articolo dell’Unità si evince la capacità di attrazione del modello danese nei confronti degli esponenti politici impegnati in una missione di studio in Danimarca per conoscere il modello danese del mercato del lavoro.
- spiega Damiano -. L’entrata e uscita dal mondo del lavoro in Danimarca non è un problema perché esiste una forte protezione sociale».
La mobilità del lavoro investe circa 800mila persone su 4 milioni «ma non fa paura – continua l’esponente diessino - perché l’accesso a un altro impiego è garantito, anche grazie al ruolo attivo del sindacato nella gestione del sistema di orientamento e formazione».
Insiste sul ruolo delle parti sociali anche Treu che parla di un «patto di fiducia» tra chi rappresenta i lavoratori, le imprese e i cittadini. «Quello che ci pare importante di questa gestione – aggiunge Paolo Ferrero di Prc - è che è regolata da un’idea per cui la possibilità della concorrenza e dello sviluppo stanno assieme a un altissimo livello di garanzie sociali».
Dall’articolo dell’Unità si evince la capacità di attrazione del modello danese nei confronti degli esponenti politici impegnati in una missione di studio in Danimarca per conoscere il modello danese del mercato del lavoro.
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