Il convegno organizzato dal PD è riuscito grazie alle capacità ed esperienze espresse dai relatori ed alla presenza attenta dei partecipanti. Non poteva essere diversamente in quanto la presenza dell’on. Oriano Giovannelli, responsabile del Forum PA del PD ed ex sindaco di Pesaro, di Pietro Michele, esperto di performance a livello internazionale, di Mauro Bonaretti, direttore generale del comune di Reggio Emilia ed esperto di performance management, hanno consentito di guardare la provincia di Verona al di fuori degli angusti limiti del municipalismo.
Vincenzo D’Arienzo, segretario Provinciale del PD, nell’aprire i lavori ha affermato che “il Partito Democratico è il partito delle autonomie locali: lo è stato nel passato grazie alle culture a cui fa riferimento, lo è oggi per l’impegno politico che esprime a favore delle autonomie locali. Il PD di Verona è coerente realmente a questa ispirazione e lo dimostra con il convegno di oggi, con la ricerca sullo stato di attuazione del D. Lgs. n. 150/2009 nei comuni veronesi, con la proposta di cambiamento nei comuni della provincia, con l’elaborazione della proposta di un progetto di collaborazione tra la Provincia e l’Università di Verona per conoscere lo stato d attuazione della riforma e per sostenere i comuni in difficoltà”.
Qui il resto del postE’ intervenuto dopo l’on. Oriano Giovannelli che dopo aver sottolineato le problematiche relative al D. Lgs. 150/2009 che possono far fallire la riforma ha dichiarato che “l’Italia ha bisogno di una PA moderna per uscire dalla crisi e questo è un compito che il PD si assume pienamente. Il centro destra ha governato 8 degli ultimi 10 anni ed ha fallito. Oggi l’Italia ha una pubblica amministrazione demotivata che spende molto di più e funziona meno, dove sono aumentate le “cricche”, le clientele e la corruzione. L’obiettivo è porsi al servizio del cittadino e delle imprese in un momento di grave crisi e questo comporta rigore nella spesa (se solo il 10% degli acquisti dei ministeri si facessero tramite CONSIP si risparmierebbero 500milioni l’anno!), poche regole certe e capacità continua di produrre innovazione colpendo inefficienze, sprechi, privilegi. Noi vogliamo restituire dignità e professionalità a chi lavora nel settore pubblico e offrire servizi efficienti ai cittadini e alle imprese che ne usufruiscono; e vogliamo uscire da una stupida contrapposizione fra pubblico e privato proponendo al contrario un patto per lo sviluppo e la modernizzazione del paese”.
Mauro Bonaretto ha posto l’attenzione sul fatto che la PA può essere riformata e migliorata non con un intervento settoriale e corporativo ma con una visione di sistema. Pertanto, occorre porre attenzione alla crescita, all’occupazione, al Welfare ed ai lavoratori della conoscenza, presenti nelle PA, che possono esprimere le loro capacità professionali e motivazionali in una organizzazione che li valorizzi come persone e non in una struttura tayloristica dove si utilizza il bastone e la carota come elemento motivazionale.
Pietro Michele dopo aver presentato e chiarito i concetti di performance e di organizzazione al servizio dei cittadini ha dichiarato: “E’ importante che gli amministratori locali utilizzino le loro capacità e la loro intuizione insieme a un approccio più sistematico a favore del miglioramento dei servizi pubblici. Pianificazione, misurazione, valutazione e risoluzione dei problemi (problem-solving) sono quattro aree che possono essere di grandissimo aiuto agli amministratori, soprattutto in presenza di risorse scarse. Il comune deve essere capace di articolare un piano strategico (o “piano delle performance”) che articoli le modalità e i soggetti che possono contribuire all’erogazione efficiente ed efficace dei servizi pubblici. Per rendere concreto il piano strategico, il comune può dotarsi di un sistema di misurazione attraverso il quale potrà anche comprendere lo stato di avanzamento dei propri lavori, confrontare le proprie performance con quelle di altri comuni (e non solo), e utilizzare le proprie risorse in modo più sostanziato. A questo seguirà un sistema di valutazione, a livello organizzativo e individuale, per identificare gli eventuali scostamenti dai risultati attesi e per erogare premi (o sanzioni) quando possibile. Infine il comune potrà usare degli strumenti semplici e ampiamente collaudati per attivare cicli di “miglioramento continuo”. C’e’ da ricordare, comunque, che l’utilizzo di questi strumenti e approcci deve essere accompagnato da comunicazione, coinvolgimento e formazione di soggetti (stakeholder) esterni (cittadini, imprese, organizzazioni no profit, ecc.) e interni: sono questi a rendere ogni miglioramento possibile”.
“L’attuazione del D. Lgs. n. 150/2009, ha dichiarato Antonino Leone responsabile PA del PD di Verona, pur con i suoi limiti e contraddizioni può rappresentare un’opportunità per avviare un processo di rinnovamento nei comuni veronesi soltanto se gli amministratori locali accolgono gli strumenti previsti dal decreto e dal performance management e non si pongono in una posizione di difesa del passato. Dai risultati della ricerca sugli enti locali veronesi emerge una scarsa propensione al dialogo ed al confronto. Infatti, il 32% degli enti locali veronesi ha deliberato in Giunta in assenza dei criteri generali approvati dal Consiglio Comunale. Nella scelta dell’organismo di valutazione si sono dimostrati refrattari al cambiamento: hanno preferito per il 42% il vecchio Nucleo di Valutazione e per il 34% l’Organismo indipendente di valutazione. Il 24% dei comuni non effettuato alcuna scelta. Gli strumenti manageriali previsti dalla riforma non sono stati introdotti (sistema di misurazione e valutazione della performance, gestione del ciclo della performance, trasparenza delle fasi del ciclo della performance) e si rischia di trasformare la riforma in un adempimento formale e burocratico”.
La prima riforma del centro destra viene messa in crisi nei comuni governati dal centro destra per incapacità e per mancanza di conoscenze giuridiche e manageriali.
All’incontro non ha potuto partecipare Davide Zoggia, responsabile nazionale Enti Locali del PD, che ha fatto pervenire il seguente messaggio: “Il cammino federale nel nostro Paese è a un bivio. E’ indispensabile compiere uno sforzo per impedire che una conquista si trasformi in un sistema capace solo di rendere irreversibili le sperequazioni esistenti. Bisognerebbe ragionare in modo serio e sereno sul futuro ma il primo problema risiede, come sappiamo bene tutti, nel manico. La Lega Nord, infatti, persegue un modello che cerca di spostare, per l’appunto, al Nord quante più risorse possibili. In questi mesi solo grazie al lavoro puntuale, serio e coraggioso fatto dal Pd in parlamento è stato possibile impedire il tracollo finanziario che la riforma preparata dal governo avrebbe prodotto. Continueremo, quindi, a lavorare affinché si giunga all’approvazione di una riforma federale e non di una truffa ai danni del Paese. In questi mesi noi abbiamo segnalato delle criticità di fronte alle quali il governo ha preferito fare finta di nulla. La diminuzione delle competenze dell’Amministrazione centrale derivante dal trasferimento delle funzioni amministrative a Regioni ed Enti locali e, nel contempo, la stessa valutazione delle funzioni pubbliche da “dismettere” sarebbe dovuto essere il cardine dei provvedimenti. L’obiettivo deve essere quello di superare un modello centralistico e burocratico. Peccato che ciò non sia avvenuto.
Gli ultimi testi approvati, il federalismo municipale e quello fiscale, sono stati imposti dal governo tradendo lo spirito stesso del federalismo. Ma la reale attuazione dei principi del federalismo non può prescindere da un giusto e puntuale funzionamento della macchina amministrativa. Una macchina che il governo ha colpito in maniera durissima con tagli che si stanno traducendo in una diminuzione dei servizi e un aumento dei costi. Ma questo non è l’unico problema. Abbiamo a che fare con un sistema che procede a velocità differenti tra Nord e Sud. Basta pensare alla differente qualità di offerta di servizi e infrastrutture tra una regione e l’altra. E’ chiaro che con la necessità di risorse che hanno gli enti locali - anche a causa dei tagli del governo- gli aumenti, pur se opzionali, diverranno una scelta di fatto automatica. I rincari colpiranno indiscriminatamente i cittadini. In alcune regioni come Lazio, Molise, Campania e Calabria, a causa delle condizioni dei bilanci le addizionali Irpef potrebbero salire enormemente. In pratica può diventare una tassa sulla miseria perché si rifiuta di considerare, oltre ai costi, anche le prestazioni standard, che nel Mezzogiorno sono drammaticamente sotto la media nazionale ed europea. Questo è il cuore del problema. Infatti il federalismo di Bossi e Tremonti è la negazione del dettato costituzionale: non è solidale e soprattutto estromette le regioni più deboli. L’Italia, proprio per le profonde disparità economiche esistenti tra le diverse regioni impone una attenzione particolare nella realizzazione di un sistema omogeneo e coerente di federalismo fiscale. Per questo ci batteremo affinché il fondo di perequazione non sia una serie di caratteri trascritti su un documento ma uno strumento realmente operativo. Non sarà, è ovvio, la soluzione dei problemi. Ma serve uscire da una logica puramente difensiva, perché di fatto il federalismo leghista opera in un’ottica ristretta. Bisogna infatti intervenire sul patto di stabilità interno. Noi chiedevamo un allentamento intelligente che avrebbe da un lato consentito di premiare le amministrazioni virtuose mettendo in circolo risorse necessarie e dall’altra di stimolare quelle meno efficienti. L’esecutivo ha preferito fare finta di niente. Anzi l’unica cosa a cui abbiamo assistito sono stati i tagli di Tremonti contro i quali ci siamo battuti duramente riuscendo, almeno in parte, a contenerli.
Gli amministratori locali sono stati chiamati in prima linea dal governo ma senza che fossero dati loro gli strumenti necessari per operare. Anche per questo motivo dobbiamo impegnarci per battere l’asse Pdl-Lega. Le amministrative sono un banco di prova fondamentale e sono sicuro che tutti noi, ad ogni livello e in ogni parte del paese, daremo il massimo per vincere”.
Occorre attrezzarsi di impegno e stare con il fiato sul collo degli amministratori locali del centro destra e informare i cittadini sullo stato di attuazione del D. Lgs. 150/2009. IL centro destra non può sventolare la bandiera del fare e delle riforme e nello stesso tempo dimostrare incapacità a realizzare le riforme stesse. Oggi non è sufficiente fare, cosa che non avviene, ma saper fare e gli amministratori del centro destra in provincia di Verona non conoscono le “loro” riforme e non sanno realizzarle.
Mauro Bonaretto ha posto l’attenzione sul fatto che la PA può essere riformata e migliorata non con un intervento settoriale e corporativo ma con una visione di sistema. Pertanto, occorre porre attenzione alla crescita, all’occupazione, al Welfare ed ai lavoratori della conoscenza, presenti nelle PA, che possono esprimere le loro capacità professionali e motivazionali in una organizzazione che li valorizzi come persone e non in una struttura tayloristica dove si utilizza il bastone e la carota come elemento motivazionale.
Pietro Michele dopo aver presentato e chiarito i concetti di performance e di organizzazione al servizio dei cittadini ha dichiarato: “E’ importante che gli amministratori locali utilizzino le loro capacità e la loro intuizione insieme a un approccio più sistematico a favore del miglioramento dei servizi pubblici. Pianificazione, misurazione, valutazione e risoluzione dei problemi (problem-solving) sono quattro aree che possono essere di grandissimo aiuto agli amministratori, soprattutto in presenza di risorse scarse. Il comune deve essere capace di articolare un piano strategico (o “piano delle performance”) che articoli le modalità e i soggetti che possono contribuire all’erogazione efficiente ed efficace dei servizi pubblici. Per rendere concreto il piano strategico, il comune può dotarsi di un sistema di misurazione attraverso il quale potrà anche comprendere lo stato di avanzamento dei propri lavori, confrontare le proprie performance con quelle di altri comuni (e non solo), e utilizzare le proprie risorse in modo più sostanziato. A questo seguirà un sistema di valutazione, a livello organizzativo e individuale, per identificare gli eventuali scostamenti dai risultati attesi e per erogare premi (o sanzioni) quando possibile. Infine il comune potrà usare degli strumenti semplici e ampiamente collaudati per attivare cicli di “miglioramento continuo”. C’e’ da ricordare, comunque, che l’utilizzo di questi strumenti e approcci deve essere accompagnato da comunicazione, coinvolgimento e formazione di soggetti (stakeholder) esterni (cittadini, imprese, organizzazioni no profit, ecc.) e interni: sono questi a rendere ogni miglioramento possibile”.
“L’attuazione del D. Lgs. n. 150/2009, ha dichiarato Antonino Leone responsabile PA del PD di Verona, pur con i suoi limiti e contraddizioni può rappresentare un’opportunità per avviare un processo di rinnovamento nei comuni veronesi soltanto se gli amministratori locali accolgono gli strumenti previsti dal decreto e dal performance management e non si pongono in una posizione di difesa del passato. Dai risultati della ricerca sugli enti locali veronesi emerge una scarsa propensione al dialogo ed al confronto. Infatti, il 32% degli enti locali veronesi ha deliberato in Giunta in assenza dei criteri generali approvati dal Consiglio Comunale. Nella scelta dell’organismo di valutazione si sono dimostrati refrattari al cambiamento: hanno preferito per il 42% il vecchio Nucleo di Valutazione e per il 34% l’Organismo indipendente di valutazione. Il 24% dei comuni non effettuato alcuna scelta. Gli strumenti manageriali previsti dalla riforma non sono stati introdotti (sistema di misurazione e valutazione della performance, gestione del ciclo della performance, trasparenza delle fasi del ciclo della performance) e si rischia di trasformare la riforma in un adempimento formale e burocratico”.
La prima riforma del centro destra viene messa in crisi nei comuni governati dal centro destra per incapacità e per mancanza di conoscenze giuridiche e manageriali.
All’incontro non ha potuto partecipare Davide Zoggia, responsabile nazionale Enti Locali del PD, che ha fatto pervenire il seguente messaggio: “Il cammino federale nel nostro Paese è a un bivio. E’ indispensabile compiere uno sforzo per impedire che una conquista si trasformi in un sistema capace solo di rendere irreversibili le sperequazioni esistenti. Bisognerebbe ragionare in modo serio e sereno sul futuro ma il primo problema risiede, come sappiamo bene tutti, nel manico. La Lega Nord, infatti, persegue un modello che cerca di spostare, per l’appunto, al Nord quante più risorse possibili. In questi mesi solo grazie al lavoro puntuale, serio e coraggioso fatto dal Pd in parlamento è stato possibile impedire il tracollo finanziario che la riforma preparata dal governo avrebbe prodotto. Continueremo, quindi, a lavorare affinché si giunga all’approvazione di una riforma federale e non di una truffa ai danni del Paese. In questi mesi noi abbiamo segnalato delle criticità di fronte alle quali il governo ha preferito fare finta di nulla. La diminuzione delle competenze dell’Amministrazione centrale derivante dal trasferimento delle funzioni amministrative a Regioni ed Enti locali e, nel contempo, la stessa valutazione delle funzioni pubbliche da “dismettere” sarebbe dovuto essere il cardine dei provvedimenti. L’obiettivo deve essere quello di superare un modello centralistico e burocratico. Peccato che ciò non sia avvenuto.
Gli ultimi testi approvati, il federalismo municipale e quello fiscale, sono stati imposti dal governo tradendo lo spirito stesso del federalismo. Ma la reale attuazione dei principi del federalismo non può prescindere da un giusto e puntuale funzionamento della macchina amministrativa. Una macchina che il governo ha colpito in maniera durissima con tagli che si stanno traducendo in una diminuzione dei servizi e un aumento dei costi. Ma questo non è l’unico problema. Abbiamo a che fare con un sistema che procede a velocità differenti tra Nord e Sud. Basta pensare alla differente qualità di offerta di servizi e infrastrutture tra una regione e l’altra. E’ chiaro che con la necessità di risorse che hanno gli enti locali - anche a causa dei tagli del governo- gli aumenti, pur se opzionali, diverranno una scelta di fatto automatica. I rincari colpiranno indiscriminatamente i cittadini. In alcune regioni come Lazio, Molise, Campania e Calabria, a causa delle condizioni dei bilanci le addizionali Irpef potrebbero salire enormemente. In pratica può diventare una tassa sulla miseria perché si rifiuta di considerare, oltre ai costi, anche le prestazioni standard, che nel Mezzogiorno sono drammaticamente sotto la media nazionale ed europea. Questo è il cuore del problema. Infatti il federalismo di Bossi e Tremonti è la negazione del dettato costituzionale: non è solidale e soprattutto estromette le regioni più deboli. L’Italia, proprio per le profonde disparità economiche esistenti tra le diverse regioni impone una attenzione particolare nella realizzazione di un sistema omogeneo e coerente di federalismo fiscale. Per questo ci batteremo affinché il fondo di perequazione non sia una serie di caratteri trascritti su un documento ma uno strumento realmente operativo. Non sarà, è ovvio, la soluzione dei problemi. Ma serve uscire da una logica puramente difensiva, perché di fatto il federalismo leghista opera in un’ottica ristretta. Bisogna infatti intervenire sul patto di stabilità interno. Noi chiedevamo un allentamento intelligente che avrebbe da un lato consentito di premiare le amministrazioni virtuose mettendo in circolo risorse necessarie e dall’altra di stimolare quelle meno efficienti. L’esecutivo ha preferito fare finta di niente. Anzi l’unica cosa a cui abbiamo assistito sono stati i tagli di Tremonti contro i quali ci siamo battuti duramente riuscendo, almeno in parte, a contenerli.
Gli amministratori locali sono stati chiamati in prima linea dal governo ma senza che fossero dati loro gli strumenti necessari per operare. Anche per questo motivo dobbiamo impegnarci per battere l’asse Pdl-Lega. Le amministrative sono un banco di prova fondamentale e sono sicuro che tutti noi, ad ogni livello e in ogni parte del paese, daremo il massimo per vincere”.
Occorre attrezzarsi di impegno e stare con il fiato sul collo degli amministratori locali del centro destra e informare i cittadini sullo stato di attuazione del D. Lgs. 150/2009. IL centro destra non può sventolare la bandiera del fare e delle riforme e nello stesso tempo dimostrare incapacità a realizzare le riforme stesse. Oggi non è sufficiente fare, cosa che non avviene, ma saper fare e gli amministratori del centro destra in provincia di Verona non conoscono le “loro” riforme e non sanno realizzarle.
1 commento:
Salve,
Seguo spesso i suoi post su Innovatori PA, e mi occupo di performance e di trasparenza (sono forse l'unico che ha sviluppato un software ad hoc, e faccio consulenze OPERATIVE nell'ambito dei piani di perfomance), purtroppo non ho potuto esserci alla vostra conferenza. Volevo fare due considerazioni sulla attuazione della Brunetta:
1) Tutti ne parlano, ma qunado si tratta di mettere nero su bianco, ovvero quando si deve FARE, nascono dei problemi dovuti al fatto che subentra "La paura di definire obiettivi e target irrealizzabili" questo perche' pochissimi sono in grado di governare la propria macchina pubblica.
2) Non si vuole modificare lo status attuale (positivo o negativo) dei dipendenti, anche se questo va a discapito dei cittadini e spesso a discapito anche degli stessi dipendenti.
Quello che serve e' il coraggio di FARE, di INNOVARE e, ricordo che chi fa o innova puo' anche sbagliare, chi invece mantiene lo stato attuale e' un reazionario, sia che abbia posizioni di destra che di sinistra, ovviamente, se partiamo dall'ipotesi che le cose non funzionano, bisogna avere il coraggio di cambiare, costi quello che costi, meglio essere uno che sbaglia COSTRUENDO piuttosto che essere uno che parla e che non sbagliera' mai.
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