Articolo di Serena Capodicasa sull’esperienza “Vie del Sud” dalla Basilicata alla Sicilia
A Luglio mi chiama Domenico Petrolo del dipartimento cultura del PD Nazionale, e mi propone di fare un viaggio con lui, Roberto e Giulia, rispettivamente un reporter dell'Avanti on-line e una ragazza che lavora per il Ministero dell'Istruzione. Questo viaggio ha un obiettivo: scoprire cos'è veramente il Sud, e farlo conoscere all'Italia attraversola stampa. Domenico mi ha chiamata perché portassi al Nord ciò che avrei visto, dando il mio contributo di amministratrice di un territorio completamente diverso e in cui è presente una forte cultura anti-sud. Con me è venuto Damiano Pagani, veronese doc, psicoterapeuta e formatore aziendale, con l'intento di conoscere un lato dell’“umano", della società, che sicuramente è differente da quello che vediamo a Verona tutti i giorni.
Siamo partiti entrambi il 5 Agosto per raggiungere Giulia e Domenico a Potenza, e nel percorso verso Sud ho fatto tappa in un luogo di cui conservo un meraviglioso ricordo: sono stata accolta di Domenica dal Comune di Matera, dove il sindaco Salvatore Adduce mi ha parlato di com’è nata la delibera che lo scorso anno è stata votata all'unanimità dal Consiglio comunale materano contro il gioco d'azzardo, documento pioniere nei comuni italiani sul tema.
La sera mi sono ritrovata con Damiano, Giulia e Domenico e ci siamo diretti verso Sant'Arcangelo, paesino della Basilicata che ha al suo interno un progetto fondato dal premio Nobel Betty Williams,la "Città della Pace", che ospita persone di diverse nazionalità in asilo politico. Le operatrici che lavorano in questa realtà, giovani che sono andate a studiare fuori dal loro paese per poi però tornarvi, ci hanno spiegato come Sant'Arcangelo reagisce alla presenza di stranieri, con un’accoglienza unica e incredibile.
Abbiamo poi visitato il Parco del Pollino, il più grande parco nazionale italiano, semi sconosciuto ai più: una meraviglia valorizzata da un giovane ragazzo che, dopo aver studiato fuori, è tornato in Basilicata per realizzare il sogno di rilanciare il suo territorio, inventandosi l'installazione di opere d'arte nel parco, che attirassero turisti da tutto il mondo.
Lasciata la Basilicata, siamo andati a Taranto: lì abbiamo visto gli orrori dell'ILVA, abbiamo incontrato gli abitanti di Tamburi, il quartiere che sorge accanto alla mega acciaieria, i quali ci hanno parlato dei loro tumori, ci hanno mostrato le polveri sottili che le donne spazzano via ogni mattina dai terrazzi chiusi, ci hanno spiegato la contraddizione di avere più paura di perdere il lavoro che di morire a causa delle sostanze emesse dall'acciaieria. Nella stessa giornata, frastornati un po' dalle polveri tarantine, un po' dai racconti degli abitanti, ci siamo spostati a qualche chilometro dalla città, dove siamo saliti sulla barca della Jonian Dolphin Conservation, organizzazione portata avanti da Carmelo che tutela i delfini del golfo di Taranto. I delfini? Ebbene si! Abbiamo guardato sconvolti i delfini che saltavano intorno alla nostra barca a pochi chilometri dall'ILVA, delfini che stanno bene in quell'acqua per la particolare conformazione marina del golfo, che arriva a profondità di oltre un chilometro e riesce a mantenere un basso tasso di inquinanti nell’acqua. Ma potrà andare ancora molto avanti la loro presenza in quelle acque a rischio?
Lasciata Taranto, ci siamo diretti a Sibari, in Calabria. Lì abbiamo trovato Benito, un agronomo che ha girato mezzo mondo con il suo lavoro, che ha preso in mano centinaia di ettari di terreno della Curia, su cui fa crescere riso e verdura e frutta di ogni genere. Il riso in Calabria? Proprio così, contro il deserto. Il terreno su cui cresce il riso è una lastra di salgemma scioltasi dalle montagne, e la risaia è l'unico mezzo per evitare che questa porti alla desertificazione di un terreno fruttuoso e meraviglioso. Grazie alla rete nazionale di molte cooperative questo riso e il resto del coltivato portano lavoro e denaro a questo territorio, una parte del quale serve a mantenere l'orfanotrofio del paese.
La sera stessa siamo andati a Reggio Calabria, per raggiungere e conoscere il Banco Alimentare Calabrese, seguito da un gruppo di persone che ha cominciato da un piccolo deposito e ora ha ottenuto interi container del mercato ortofrutticolo del luogo, garantendo sostentamento, seppur tra mille difficoltà date da una regione molto povera e con poca industria alimentare, agli utenti di più di 450 associazioni calabresi che si occupano di poveri.
Il giorno abbiamo allacciato gli scarponi e siamo saliti sull'Aspromonte, con l'associazione Amici dell'Aspromonte, che ci ha accompagnato a vedere magici spettacoli della natura che purtroppo non sono conosciuti, a causa della storia della scarsa promozione fatta di questo massiccio, famigerato luogo dei rapimenti che hanno avviato l'Ndrangheta a divenire una delle più grandi organizzazioni criminali, che ora più che allora è radicata in quel territorio, dove moltissimi consigli comunali sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose.
Scesi dall'Aspromonte e passato lo stretto di Messina, siamo corsi a Palermo, dove abbiamo conosciuto Giacomo e i ragazzi della Torrefazione ITI, azienda confiscata alla mafia che, nonostante le mille minacce arrivate, è stata rimessa in funzione e ora produce uno dei migliori caffè palermitani. Dopo aver bevuto quest’ottimo caffè, siamo andati allo Zen2, quartiere di Palermo inesistente secondo il piano regolatore, fatto di case occupate e di allacciamenti a elettricità e acqua gestiti dalla mafia, dove la micro criminalità non si vede perché è un terreno in cui i soldi sporchi si fanno con delle grandi partite di droga. In questo quartiere fatto di discariche a cielo aperto e futuro molto oscuro, c'è una realtà meravigliosa, portata avanti da Mariangela, ragazza forte e determinata che capeggia un gruppo di donne che con "Laboratorio Zen Insieme" costruisce borse bellissime, fa laboratori di teatro, circo, gestisce il doposcuola per i ragazzi del quartiere, crea cioè, per le donne e per i bambini, un futuro diverso. Da 20 anni.
Damiano ed io siamo tornati a Verona con un’immagine del Sud molto variegata, solo in parte corrispondente allo stereotipo che abbiamo quassù, cioè di un Sud fatto di mafia, di omertà, d’inquinamento e di assenza delle Istituzioni, dello Stato. Noi più di tutto abbiamo visto altro, quel qualcosa che c'è in tanti borghi e realtà delle regioni meridionali, ma che ai nostri media non arriva (o non vogliono farlo arrivare): un Sud fatto di coraggio, di voglia di cambiare, di riscatto e di maniche rimboccate, un sud di ecosostenibilità e di formazione, di lotta e di resistenza. La resistenza contro uno Stato che non c'è e che si cerca, la resistenza contro l'omertà e l'ignoranza. Domenico, il nostro capitano di viaggio, spiega con queste parole i nostri pensieri di fine percorso: "Molte cose sono rimaste come 10 anni fa ma molte altre esperienze, oggi positive e dinamiche, 10 anni fa non c’erano. Ora c’è un diverso coraggio, una diversa consapevolezza, forse perché il momento è più difficile o forse perché abbiamo maggiori strumenti. La battaglia è lunga e difficile, ma noi non ci scoraggiamo, i semi del cambiamento stanno già cominciando a germogliare".
A Luglio mi chiama Domenico Petrolo del dipartimento cultura del PD Nazionale, e mi propone di fare un viaggio con lui, Roberto e Giulia, rispettivamente un reporter dell'Avanti on-line e una ragazza che lavora per il Ministero dell'Istruzione. Questo viaggio ha un obiettivo: scoprire cos'è veramente il Sud, e farlo conoscere all'Italia attraverso
Siamo partiti entrambi il 5 Agosto per raggiungere Giulia e Domenico a Potenza, e nel percorso verso Sud ho fatto tappa in un luogo di cui conservo un meraviglioso ricordo: sono stata accolta di Domenica dal Comune di Matera, dove il sindaco Salvatore Adduce mi ha parlato di com’è nata la delibera che lo scorso anno è stata votata all'unanimità dal Consiglio comunale materano contro il gioco d'azzardo, documento pioniere nei comuni italiani sul tema.
La sera mi sono ritrovata con Damiano, Giulia e Domenico e ci siamo diretti verso Sant'Arcangelo, paesino della Basilicata che ha al suo interno un progetto fondato dal premio Nobel Betty Williams,
Abbiamo poi visitato il Parco del Pollino, il più grande parco nazionale italiano, semi sconosciuto ai più: una meraviglia valorizzata da un giovane ragazzo che, dopo aver studiato fuori, è tornato in Basilicata per realizzare il sogno di rilanciare il suo territorio, inventandosi l'installazione di opere d'arte nel parco, che attirassero turisti da tutto il mondo.
Lasciata la Basilicata, siamo andati a Taranto: lì abbiamo visto gli orrori dell'ILVA, abbiamo incontrato gli abitanti di Tamburi, il quartiere che sorge accanto alla mega acciaieria, i quali ci hanno parlato dei loro tumori, ci hanno mostrato le polveri sottili che le donne spazzano via ogni mattina dai terrazzi chiusi, ci hanno spiegato la contraddizione di avere più paura di perdere il lavoro che di morire a causa delle sostanze emesse dall'acciaieria. Nella stessa giornata, frastornati un po' dalle polveri tarantine, un po' dai racconti degli abitanti, ci siamo spostati a qualche chilometro dalla città, dove siamo saliti sulla barca della Jonian Dolphin Conservation, organizzazione portata avanti da Carmelo che tutela i delfini del golfo di Taranto. I delfini? Ebbene si! Abbiamo guardato sconvolti i delfini che saltavano intorno alla nostra barca a pochi chilometri dall'ILVA, delfini che stanno bene in quell'acqua per la particolare conformazione marina del golfo, che arriva a profondità di oltre un chilometro e riesce a mantenere un basso tasso di inquinanti nell’acqua. Ma potrà andare ancora molto avanti la loro presenza in quelle acque a rischio?
Lasciata Taranto, ci siamo diretti a Sibari, in Calabria. Lì abbiamo trovato Benito, un agronomo che ha girato mezzo mondo con il suo lavoro, che ha preso in mano centinaia di ettari di terreno della Curia, su cui fa crescere riso e verdura e frutta di ogni genere. Il riso in Calabria? Proprio così, contro il deserto. Il terreno su cui cresce il riso è una lastra di salgemma scioltasi dalle montagne, e la risaia è l'unico mezzo per evitare che questa porti alla desertificazione di un terreno fruttuoso e meraviglioso. Grazie alla rete nazionale di molte cooperative questo riso e il resto del coltivato portano lavoro e denaro a questo territorio, una parte del quale serve a mantenere l'orfanotrofio del paese.
La sera stessa siamo andati a Reggio Calabria, per raggiungere e conoscere il Banco Alimentare Calabrese, seguito da un gruppo di persone che ha cominciato da un piccolo deposito e ora ha ottenuto interi container del mercato ortofrutticolo del luogo, garantendo sostentamento, seppur tra mille difficoltà date da una regione molto povera e con poca industria alimentare, agli utenti di più di 450 associazioni calabresi che si occupano di poveri.
Il giorno abbiamo allacciato gli scarponi e siamo saliti sull'Aspromonte, con l'associazione Amici dell'Aspromonte, che ci ha accompagnato a vedere magici spettacoli della natura che purtroppo non sono conosciuti, a causa della storia della scarsa promozione fatta di questo massiccio, famigerato luogo dei rapimenti che hanno avviato l'Ndrangheta a divenire una delle più grandi organizzazioni criminali, che ora più che allora è radicata in quel territorio, dove moltissimi consigli comunali sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose.
Scesi dall'Aspromonte e passato lo stretto di Messina, siamo corsi a Palermo, dove abbiamo conosciuto Giacomo e i ragazzi della Torrefazione ITI, azienda confiscata alla mafia che, nonostante le mille minacce arrivate, è stata rimessa in funzione e ora produce uno dei migliori caffè palermitani. Dopo aver bevuto quest’ottimo caffè, siamo andati allo Zen2, quartiere di Palermo inesistente secondo il piano regolatore, fatto di case occupate e di allacciamenti a elettricità e acqua gestiti dalla mafia, dove la micro criminalità non si vede perché è un terreno in cui i soldi sporchi si fanno con delle grandi partite di droga. In questo quartiere fatto di discariche a cielo aperto e futuro molto oscuro, c'è una realtà meravigliosa, portata avanti da Mariangela, ragazza forte e determinata che capeggia un gruppo di donne che con "Laboratorio Zen Insieme" costruisce borse bellissime, fa laboratori di teatro, circo, gestisce il doposcuola per i ragazzi del quartiere, crea cioè, per le donne e per i bambini, un futuro diverso. Da 20 anni.
Damiano ed io siamo tornati a Verona con un’immagine del Sud molto variegata, solo in parte corrispondente allo stereotipo che abbiamo quassù, cioè di un Sud fatto di mafia, di omertà, d’inquinamento e di assenza delle Istituzioni, dello Stato. Noi più di tutto abbiamo visto altro, quel qualcosa che c'è in tanti borghi e realtà delle regioni meridionali, ma che ai nostri media non arriva (o non vogliono farlo arrivare): un Sud fatto di coraggio, di voglia di cambiare, di riscatto e di maniche rimboccate, un sud di ecosostenibilità e di formazione, di lotta e di resistenza. La resistenza contro uno Stato che non c'è e che si cerca, la resistenza contro l'omertà e l'ignoranza. Domenico, il nostro capitano di viaggio, spiega con queste parole i nostri pensieri di fine percorso: "Molte cose sono rimaste come 10 anni fa ma molte altre esperienze, oggi positive e dinamiche, 10 anni fa non c’erano. Ora c’è un diverso coraggio, una diversa consapevolezza, forse perché il momento è più difficile o forse perché abbiamo maggiori strumenti. La battaglia è lunga e difficile, ma noi non ci scoraggiamo, i semi del cambiamento stanno già cominciando a germogliare".
Per maggiori info www.viedelsud.blogspot.it
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