Una delle cause riconosciute da studiosi e scrittori della crisi economica attuale è stata la mancanza di valori etici nell’economia. Da questa crisi nascerà un nuovo equilibrio politico ed economico con nuove regole che dovrebbero comprendere i valori morali.
La massimizzazione del profitto in molti casi è stata la stella polare che ha guidato i manager nella gestione delle imprese sottovalutando la responsabilità sociale dell’impresa. Questo tema mette in discussione la formazione effettuata nelle business schools.
Un altro problema sottovalutato dagli stati e dagli imprenditori è quello della povertà che secondo Muhammad Yunus, l’inventore della banca dei poveri, si può nello stesso tempo conseguire il profitto e creare la ricchezza sociale a favore dei poveri.
Di seguito i libri che propongo alla vostra attenzione.
Cammilleri Rino, Gotti Tedeschi Ettore, Denaro e paradiso. L'economia globale e il mondo cattolico, Piemme, 2010
Il cattolicesimo non è mai stato contro le leggi del mercato, nè contro lo sviluppo. E, se fosse stato applicato nei suoi princìpi, oggi rappresenterebbe un valore indispensabile nella responsabilizzazione personale delle azioni economiche. È questa la tesi sviluppata dai due autori che attraverso argomentazioni semplici ed esempi concreti persuadono i cattolici che non ne fossero convinti - e i non cattolici - che la morale cristiana rappresenta in economia un potenziale vantaggio competitivo da esaltare e non da reprimere. Un manuale per uscire dagli schemi, che celebra la riconciliazione fra etica e mercato.
Noiville Florence, Ho studiato economia e me ne pento, Bollati Boringhieri, 2010
Diplomata nel 1984 in una delle più prestigiose business schools francesi, Florence Noiville pone in questo libro due domande fondamentali: le scuole economiche d'eccellenza hanno la loro parte di responsabilità nella crisi che sta devastando società e mercati? Sono state almeno in grado di preparare le élite di domani ad affrontare l'emergenza? Le risposte sono tutt'altro che rassicuranti: sì, le business schools sono colpevoli perché orientano esclusivamente al profitto, mettendo ai posti di comando manager nutriti di elitismo e cultura della prestazione; no, non hanno preparato ad affrontare il disastro perché si sono limitate a sopravvalutare il successo economico. Tra ricordi autobiografici e casi concreti, Florence Noiville traccia così una panoramica demistificatoria su alcuni disastri dell'economia attuale. Con la sua lucida analisi del fallimentare rampantismo di una generazione, la Noiville consegna al lettore una critica tagliente e ironica della legge del "profitto prima di tutto". Eppure, alla fine, un sogno rimane: quello di un insegnamento che prepari i nuovi dirigenti a evitare le trappole dell'euforia speculativa, che scardini i privilegi delle élite manageriali, in nome della responsabilità, e apra la strada a un capitalismo eticamente sostenibile.
Yunus Muhammad, Si può fare! Come il business sociale può creare un capitalismo più umano, Feltrinelli, 2010
La nuova scommessa di Muhammad Yunus sta nel pensare un capitalismo diverso, basato su imprese che abbiano per scopo non solo il raggiungimento del profitto ma anche la ricchezza sociale: il business sociale. Yunus entra nel merito degli esperimenti di business sociale avviati in questi ultimi anni, spiegando cosa ha funzionato e cosa invece è da cambiare, grazie alla sua capacità di sminuzzare i problemi in modo non convenzionale, parlando costantemente con i protagonisti, per ripensare di continuo convinzioni e procedure. Oltre al racconto dei primi passi dell'esperienza Danone in Bangladesh, si susseguono il delizioso racconto della vicenda della Mirakle Couriers di Mumbai, un'impresa con finalità sociali di consegna a domicilio gestita da sordomuti poveri, organizzati da un giovanotto che studia a Oxford. Oppure l'incredibile vicenda dei medici dell'Ospedale dei bambini di Firenze, che dopo aver messo a punto l'unica cura contro la talassemia a livello mondiale, dal 2007 stanno cercando di esportarne le pratiche anche negli angoli più poveri dell'Asia. O ancora la collaborazione fra la multinazionale francese Veolia e il mondo Grameen per distribuire acqua potabile depurata nel bacino dell'Himalaya dove l'acqua è sì abbondante, ma contaminata da tracce di arsenico di origine naturale. I primi passi concreti che realizzano il sogno di un capitalismo dal volto umano, etico e finalizzato al benessere sociale.
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