Dalla rapallizzazione alla Città “groviera” di Emanuele Costa
Quando negli anni Settanta del secolo scorso un Comune della Liguria era salito agli onori della cronaca, lo aveva fatto in seguito ad un processo di ricostruzione selvaggio e indiscriminato tale da indurre gli esperti a coniare il neologismo “rapallizzazione”, termine che trova stabile collocazione all’interno dei dizionari della lingua italiana.
Oggi, invece, il fenomeno che interessa più da vicino un Ente Locale è quello meno conosciuto, ma più appetibile, che tende ad associare l’estensione del suo territorio ad un “groviera” (o “gruviera”) su scala più ampia.
Poco importa se la dizione corretta è quella con la lettera “O” o l’altra con la “U”, perché il riferimento non è ad un prodotto alimentare Igp (Indicazione geografica protetta), ma ad una realtà meno saporita, collocata sotto gli occhi di tutti, o meglio, le ruote e i piedi di ognuno.
Qui il resto del post Quindi, è inutile litigare sulla terminologia più opportuna da utilizzare per descrivere la vicenda, perché in entrambi i casi le lettere rappresentano, con una prospettiva diversa, la larghezza o la profondità della buca.
Non occorre utilizzare gli strumenti a disposizione degli esperti per rendersi conto che le Città sono sempre più foderate di buche sia nei percorsi carrabili, sia in quelli pedonali, perché è sufficiente osservare guidatori e passanti quando si cimentano in slalom acrobatici di alta tecnica per scongiurare il rischio di trovarsi catapultati per terra al primo movimento falso.
Non occorre utilizzare gli strumenti a disposizione degli esperti per rendersi conto che le Città sono sempre più foderate di buche sia nei percorsi carrabili, sia in quelli pedonali, perché è sufficiente osservare guidatori e passanti quando si cimentano in slalom acrobatici di alta tecnica per scongiurare il rischio di trovarsi catapultati per terra al primo movimento falso.
Ogni settimana un Comune denuncia mediamente uno/due sinistri per capitomboli (prevalentemente di pedoni), con un impatto negativo per l’Amministrazione in termini sia di immagine trasmessa/percepita, sia economico/finanziari.
In primo luogo, ogni sinistro che l’Ente Locale segnala alla competente Compagnia di Assicurazione si ripercuote sullo stato di salute del malcapitato, manifestando con evidenza il livello di attenzione che un Amministratore pubblico riserva al benessere dei Cittadini e, più in generale, a tutti coloro che, quotidianamente, percorrono le vie urbane.
Eppure, uno dei pilastri che accompagna costantemente il programma elettorale del Primo Cittadino è l’armonico connubio che deve esistere tra lo sviluppo di una politica turistica, che sappia accogliere il gitante in uno scenario non solo morfologicamente affascinante, ma anche in grado di offrirgli servizi pubblici per soddisfare le diverse esigenze, e il mantenimento di un elevato tasso di residenzialità, capace di trattenere i Cittadini sul territorio comunale per il buon livello della qualità della vita.
In secondo luogo, ogni sinistro processato dall’Ente implica un peggioramento del tasso di premio applicato dalla Compagnia di Assicurazione sul valore assicurato, in quanto un rischio più elevato di sinistrosità dei percorsi urbani (carrabili e pedonali) comporta un potenziale maggior esborso sotto forma di risarcimento danni.
E’ troppo facile, quindi, nascondersi dietro il paravento della polizza assicurativa per disinteressarsi allo stato di manutenzione delle strade/marciapiedi, destinando al loro rifacimento le briciole rimaste dopo la spartizione delle risorse tra “altre priorità” ritenute più prestigiose per l’immagine della Città, se non, forse, per la visibilità degli Amministratori.
Non serve intervenire con lavori di manutenzione saltuari per tamponare le “ferite” che si aprono sull’asfalto o nelle isole pedonali, dimostrando così sensibilità e interessamento alle problematiche del territorio che si governa.
E’ necessario tenere conto della ramificazione del paese, che comprende, oltre alle vie principali, anche quelle meno frequentate delle frazioni, intervenendo con una politica di investimento locale strutturale, in modo da stimolare l’economia del territorio e creando, a cascata, le premesse per tutta una serie di iniziative che impattano sul rilancio della Città, rendendola affascinante sotto angolazioni differenti.
«L’attrattività delle città per il turismo e per gli investimenti si decide in gran parte sulla qualità dei trasporti pubblici, dei marciapiedi, dei parchi e degli spazi pedonali. E’ in questi luoghi che si crea l’identità della città, si corre o si passeggia, si guarda la gente in faccia, ci si incontra e ci si siede al bar, si ammirano le vetrine, si vivono le atmosfere, le mille luci della città» (Tratto da: «Costruire Città senz’auto» - Dossier 2009 di Legambiente).
La programmazione degli interventi deve essere calibrata con più incisività, per evitare che, nell’attesa che trascorra il tempo biblico necessario per assumere le decisioni, si perda di vista la missione dell’amministrare la res publica.
In alternativa, la Città perderebbe lentamente la sua identità.
Allora non sarà più possibile correre o passeggiare per il timore di rovinare per terra, la gente non potrà più guardarsi in faccia, ma dovrà rivolgere lo sguardo in basso per vedere dove mette i piedi e si potrà sperare di incontrarsi, sedersi al bar, ammirare le vetrine e vivere le atmosfere, se non si cade prima dell’appuntamento.
E se l’Amministratore pubblico illuminerà la Città con il suo linguaggio politichese per giustificare la lentezza della macchina comunale, deve sperare che, nel frattempo, una di queste luci, quella più importante, non si sia spenta sull’asfalto.
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