Nei mesi scorsi ho ereditato con
mio fratello l’appartamento in cui ha abitato mia madre; e lo abbiamo
affittato. Da aspirante buon cittadino, decido di andare a registrare il
contratto, per poterlo poi indicare nella denuncia dei redditi. L’impiegato che
esamina la pratica osserva che sul contratto avrei dovuto apporre due marche da
bollo, da 14,62 euro l’una. Vado dunque a comprarle e torno con le marche da
bollo; senonché l’impiegato osserva che le marche avrebbero dovuto recare una
data anteriore a quella della stipulazione del contratto e ci aggiunge una
sanzione di euro 3,65 (ma perché mai, dal momento che la registrazione, per
legge, può avvenire fino a 30 giorni dopo la stipulazione?).
A questo punto, l’impiegato rileva che i proprietari sono due: non si può
procedere alla registrazione senza che siano presenti entrambi. Ma mio fratello
abita in un’altra città! Allora deve inviare una procura perché io possa
rappresentarlo. Obietto che, se anche mio fratello non mi avesse incaricato di
questo adempimento, lo Stato dovrebbe essere contentissimo del fatto che io lo
compia. Niente da fare: occorre la procura. Perché ? Perché anche su quella si paga
l’imposta di registro: altri 168 euro. E se mio fratello fosse venuto di
persona? Altri 168 euro anche in quel caso, senza rimedio. E se mio fratello
non ne volesse proprio sapere? L’impiegato non risponde; ma i suoi occhi
parlano da soli: “vuole smetterla di formulare ipotesi totalmente estranee a
quelle contemplate dal regolamento?”
Chiedo dunque a mio fratello di
prendere appuntamento con un notaio per stipulare la procura. Costo : 300
euro per il notaio più i 168 della registrazione dell’atto. Torno quindi
all’Agenzia delle Entrate, convinto di avere superato l’ultimo ostacolo. A
questo punto viene effettuato il computo dell’imposta di registro da pagare: di
base 472 euro. Ma l’impiegato osserva che nel contratto abbiamo inserito una
penale – peraltro assai modesta – per il caso in cui l’inquilino ritardi nei
pagamenti. Per questa sola clausola aggiuntiva l’imposta di registro aumenta di
168 euro (e se poi non ci saranno ritardi nei pagamenti? non importa: l’imposta
aggiuntiva va pagata lo stesso). Insomma, alla fine l’imposta da pagare viene
determinata in 640 euro più i 168 per la procura. E mi spiegano che per pagarla devo
compilare un modulo F23 e andare a fare il pagamento in Banca.
Eseguito diligentemente anche questo passaggio, torno fiero all’Agenzia delle Entrate con il mio F23 timbrato dalla Banca. Penso dentro di me: “ho pagato, ora devono soltanto prendere atto ed effettuare la registrazione”. Effettivamente, a questo punto l’impiegato prende a digitare intensamente sul suo terminale. Ma subito aggrotta la fronte: “lei ha più di nove proprietà immobiliari”. “No”, rispondo “ne ho solo tre: oltre alla prima casa, un appartamentino in montagna e una casa in Toscana”. Già, ma se si contano anche due pezzetti di terreno che vi sono attaccati, due box e due soffitte di cui una adattata a mansarda, si arriva proprio a nove. E ora con l’appartamento della mamma fanno dieci. Devo riconoscere che l’impiegato ha ragione; ma ancora non comprendo dove voglia andare a parare. Me lo spiega impietosamente lui stesso: chi possiede più di nove unità immobiliari non può fare la registrazione allo sportello; può farla solo per via telematica.
Oddio, e ora come si fa? Mi spiegano che devo andare a un altro sportello per chiedere un codice Pin, necessario per eseguire la pratica on line. Ma mi avvertono anche del fatto che, eseguendo la pratica in questo modo, il pagamento dell’imposta non può essere effettuato per mezzo del modulo F23: va fatto anche quello on line. E io che ha già pagato con l’F23 in banca? Non c’è altro modo per rimediare che quello di chiedere il rimborso e intanto procedere a pagare una seconda volta con l’altro sistema.
Mi sento vessato e persino schernito per questa mia pretesa di registrare da solo ‑ senza consulenti! ‑ un contratto di locazione. In questa gimkana costosissima (più ancora di tempo che di denaro) a cui ho dovuto sottopormi vedo l’arroganza di un’amministrazione fiscale alla quale tutto è dovuto dal cittadino-suddito, mentre nulla essa stessa al cittadino deve: non la semplificazione degli adempimenti che un management minimamente capace e attento al benessere del contribuente onesto dovrebbe essere capace di garantire con intelligenza e sollecitudine; non l’informazione completa e tempestiva che un impiegato minimamente diligente e ben addestrato dovrebbe fornire fin dal primo contatto con il contribuente; non l’attenzione a evitare tutti i piccoli e grandi aggravi degli adempimenti, le piccole e grandi complicazioni gratuite, che costano al cittadino sproporzionatamente di più di quanto rendono allo Stato.
Che stupido, questo Stato! Quanto più volentieri pagheremmo le tasse, se avessimo la sensazione che l’amministrazione pubblica si comporta verso di noi con la stessa diligenza, sollecitudine e buona fede che da noi essa pretende!
Eseguito diligentemente anche questo passaggio, torno fiero all’Agenzia delle Entrate con il mio F23 timbrato dalla Banca. Penso dentro di me: “ho pagato, ora devono soltanto prendere atto ed effettuare la registrazione”. Effettivamente, a questo punto l’impiegato prende a digitare intensamente sul suo terminale. Ma subito aggrotta la fronte: “lei ha più di nove proprietà immobiliari”. “No”, rispondo “ne ho solo tre: oltre alla prima casa, un appartamentino in montagna e una casa in Toscana”. Già, ma se si contano anche due pezzetti di terreno che vi sono attaccati, due box e due soffitte di cui una adattata a mansarda, si arriva proprio a nove. E ora con l’appartamento della mamma fanno dieci. Devo riconoscere che l’impiegato ha ragione; ma ancora non comprendo dove voglia andare a parare. Me lo spiega impietosamente lui stesso: chi possiede più di nove unità immobiliari non può fare la registrazione allo sportello; può farla solo per via telematica.
Oddio, e ora come si fa? Mi spiegano che devo andare a un altro sportello per chiedere un codice Pin, necessario per eseguire la pratica on line. Ma mi avvertono anche del fatto che, eseguendo la pratica in questo modo, il pagamento dell’imposta non può essere effettuato per mezzo del modulo F23: va fatto anche quello on line. E io che ha già pagato con l’F23 in banca? Non c’è altro modo per rimediare che quello di chiedere il rimborso e intanto procedere a pagare una seconda volta con l’altro sistema.
Mi sento vessato e persino schernito per questa mia pretesa di registrare da solo ‑ senza consulenti! ‑ un contratto di locazione. In questa gimkana costosissima (più ancora di tempo che di denaro) a cui ho dovuto sottopormi vedo l’arroganza di un’amministrazione fiscale alla quale tutto è dovuto dal cittadino-suddito, mentre nulla essa stessa al cittadino deve: non la semplificazione degli adempimenti che un management minimamente capace e attento al benessere del contribuente onesto dovrebbe essere capace di garantire con intelligenza e sollecitudine; non l’informazione completa e tempestiva che un impiegato minimamente diligente e ben addestrato dovrebbe fornire fin dal primo contatto con il contribuente; non l’attenzione a evitare tutti i piccoli e grandi aggravi degli adempimenti, le piccole e grandi complicazioni gratuite, che costano al cittadino sproporzionatamente di più di quanto rendono allo Stato.
Che stupido, questo Stato! Quanto più volentieri pagheremmo le tasse, se avessimo la sensazione che l’amministrazione pubblica si comporta verso di noi con la stessa diligenza, sollecitudine e buona fede che da noi essa pretende!
2 commenti:
Pietro ichino e come tanti,che non
partecipano alla vita attiva,non
chiedono informazioni,è abbaiano
alla Luna.A Buoni intentitori
poche parole.........
ci vuole un nuovo modo di pensare
per risolvere i problemi prodotti
dal vecchio modo di pensari.
Risorgi Italia
Pietro Ichino è molto attivo nella sua attività di senatore e di studioso. Il problema riguarda il processo di erogazione dei servizi che è obsoleto e l'attività di informazione, la quale deve essere esaustiva. Non basta un nuovo modo di pensare se non viene implementato nelle organizzazioni pubbliche.
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