“I partiti sono in profonda crisi ma è possibile una democrazia senza i partiti? E con quale tipo di partito?” è il tema di due incontri, promossi
dal consigliere regionale Roberto Fasoli, che si terranno il 21 marzo a Verona con Marco Revelli. Il primo incontro si terrà a Verona presso la sala Ater in via Piazza
Pozza alle ore 17,45 ed il secondo a Legnago presso la Sala Civica in via Matteotti 4/6 alle ore 20,45.
Roberto Fasoli dichiara che Finale di partito, Einaudi, è
l’ultimo libro di Marco Revelli, uscito pochi giorni prima delle elezioni
politiche del 24-25 febbraio, che hanno determinato una situazione di grande
difficoltà politica, non essendoci una maggioranza definita nei due rami del Parlamento. Le elezioni oltretutto hanno fatto esplodere la crisi della rappresentanza politica tradizionale, crisi che era in atto ormai da anni ma restava all’attenzione degli studiosi. Tutte le forze politiche tradizionali hanno sottovalutato la gravità della crisi cercando di arginarla con annunci di riforme alle quali non sono mai seguiti i fatti. Ma la crisi,come spiega Revelli, ha radici profonde e lontane e non può essere affrontata con provvedimenti improvvisati.
Il libro di Revelli offre una chiave di lettura molto stimolante. Come dice l’autore nelle presentazione alle pagine X-XI: “In fondo il “partito di massa” novecentesco – quello che ha contrassegnato per quasi un secolo la forma idealtipica della organizzazione politica e della democrazia rappresentativa – si era plasmato sulla matrice delle grandi burocrazie pubbliche: sulla forma di quello stato nazionale di cui si candidava a costituire il cuore. E sulla struttura dei grandi sistemi produttivi nati a ridosso della seconda rivoluzione industriale. Fabbriche del consenso e della legittimazione, avevano assunto la stessa logica di funzionamento delle grandi fabbriche di prodotti e servizi, centralizzate e burocratizzate, meccanizzate e standardizzate, rigide e rigorosamente territorializzate, pensate per la programmazione e pianificazione di lungo periodo. Non poteva sopravvivere quel modello di partito – in quell’assetto – nell’epoca della interdipendenza globale e dell’esternalizzazione, dei sistemi reticolari a geometria variabile e della gestione sistematica dell’incertezza e della imprevedibilità. Nell’universo liquido dell’ipermodernità post-industriale. Nell’universo “liquido” dell’ipermodernità post-industriale, per dirla con Zygmut Bauman”.
Il libro, conclude Fasoli, parte dall’esposizione dei dati per poi passare ad un’analisi della crisi delle oligarchie per arrivare al cuore del problema, secondo Revelli, e cioè il tema delle forme della rappresentanza politica nell’età del post fordismo, per chiudere ponendosi le domande cruciali che saranno al centro dell’incontro:”E’ possibile una democrazia senza partiti?” E se non è pensabile ciò:”A quali partiti e con quali forme pensiamo? E poi:”Quale rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta?” “ Quale rapporto tra partiti e movimenti?”
Del resto già da anni gli studiosi si occupano del problema ma la politica sembra essere sorda ai segnali molteplici provenienti dal mondo scientifico. Tanto per citare un altro recente studio rinvio al libro di Piero Ignazi “Forza senza legittimità. Il vicolo cieco dei partiti”, Laterza 2012, che fa un esame della situazione a livello europeo e mette in luce le criticità della forma partito novecentesca. Ma anche tra i poltici qualcuno aveva mostrato segnali di attenzione. Cito il lavoro dell’ex-consigliere di Walter Veltroni, Goffredo Bettini, che ha scritto nel 2011 un volume dal titolo: Oltre i partiti. Un nuovo campo dei democratici per cambiare l'Italia, Marsilio. Inoltre è stato pubblicato di recente “Democrazia senza partiti di Adriano Olivetti,Comunità. La presentazione del volume è di Stefano Rodotà, il quale scrive che Adriano Olivetti esprime una difesa appassionata di una dignità che la politica non può abbandonare, e che trova il suo alimento in grandi idealità, in passioni profonde, in opportunità concrete perché la persona riesca a esprimersi pienamente come cittadino". Democrazia senza partiti contiene il pensiero che Adriano Olivetti rivolgeva ai partiti e alla società italiana nel 1949. Gli incontri rappresentano un appuntamento da non perdere per chi non si accontenta di restare alla superficie dei problemi ma intende andare fino in fondo.
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