sabato 7 agosto 2010

Federico Testa, dichiarazione di voto in materia di energia

Il decreto sull'energia approvato alla Camera è un'occasione persa per intervenire efficacemente su una materia particolarmente delicata. Per questo il Partito Democratico ha  votato contro. Nel provvedimento approvato c'è uno squilibrio a favore del potere centrale a scapito delle autonomie locali. E questo non va bene, non solo per motivi giuridici e di legislazione concorrente tra governo centrale e Enti locali, ma anche perché alle autonomie locali non devono essere imposte dall'alto le opere ma devono poter diventare protagoniste di ciò che le riguarda. Nel decreto manca poi un disegno complessivo sull'energia, materia sulla quale continua a pesare l'assenza ormai da più di tre mesi del ministero allo Sviluppo economico. Assenza grave per quanto riguarda la materia dell'energia ma altrettanto grave anche per quello che riguarda la politica industriale in un momento di crisi economica come questo.
A.C. 3660 SEDUTA DI MARTEDÌ 3 AGOSTO 2010
Signor Presidente,
questo provvedimento nasce per dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale n. 215 del giugno 2010, che ha prodotto alcune incertezze ed alcuni problemi in materia di interventi urgenti per le reti di energia e di nomina dei commissari; quindi, i primi quattro commi dell'articolo 4 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, sono stati novellati con questo provvedimento.
Secondo una prassi frequente, quanto discutibile, questo provvedimento è stato successivamente integrato da una serie di questioni specifiche, che hanno occupato buona parte della nostra discussione.
Mi soffermerò brevemente sul tema principale, che è quello dell'articolo 1 di questo provvedimento. È un tema non banale, certamente, perché credo si tratti di trovare un punto di equilibrio tra due esigenze, entrambe legittime e degne di tutela, che sono quelle, da un lato, di fare le opere necessarie, perché questo serve allo sviluppo del Paese e della nostra economia, e, dall'altro lato, di non fare queste opere contro le popolazioni che da esse sono coinvolte e interessate.
Si tratta di un punto di equilibrio non facile - non voglio banalizzare il tema - che mi pare che in questo caso non sia stato, ancora una volta, trovato. Infatti, il testo mantiene una disciplina surrogatoria in caso di mancata intesa, che avviene con deliberazione motivata del Consiglio dei ministri a cui sia stato invitato a partecipare il presidente della regione o della provincia autonoma interessata.
Questa disciplina surrogatoria, che sostanzialmente è analoga a quella individuata nel decreto sui siti nucleari, alla fin fine sposta questo equilibrio a favore del potere centrale e contro le comunità interessate.
Questo a mio modo di vedere non è corretto, non solo per un problema squisitamente giuridico di legislazione concorrente tra potere centrale e poteri periferici, ma anche perché le infrastrutture, tanto più pesano sulla collettività, tanto più dovrebbero essere condivise con la collettività. Chiaramente questo non può dare a nessuno il diritto di veto, però sono convinto che attraverso la procedura della condivisione e della costruzione del consenso si affrontino questi temi e non certamente con le imposizioni dall'alto.
Ho già detto nella discussione sulle linee generali come avevamo proposto un emendamento, teso a mettere in discussione quella brutta norma sull'idroelettrico, che è stata introdotta in manovra e che fa fare un passo indietro ai processi di liberalizzazione nel nostro Paese in tema di energia, ma non è stato possibile trovare il consenso sufficiente per approvare questa nostra proposta.
In Commissione abbiamo lavorato per migliorare il testo e le soluzioni individuate sulla questione del Sulcis, sulla proroga dei tempi per l'entrata in esercizio per gli impianti rinnovabili sono certamente positive e frutto di un lavoro condiviso all'interno della Commissione, con un buon rapporto con il relatore e la presidente che ringrazio, ma purtroppo per le cose fin qui rilevate, per l'assenza di un disegno organico sul tema dell'energia, cui si aggiunge, l'assenza, anzi la colpevole assenza del Ministro per lo sviluppo economico nel momento di scelte estremamente delicate non solo in tema di energia, ma più in generale di politica industriale per il nostro Paese, preannuncio il voto contrario del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Comunicato dell’on.le Federico testa
"Il decreto sull'energia approvato oggi alla Camera è un'occasione mancata dal governo per intervenire efficacemente su una materia delicata come questa. Anche se abbiamo contribuito a migliorare il provvedimento, il Pd vota contro". Lo ha detto Federico Testa, deputato Pd in commissione Attività produttive della Camera durante la dichiarazione di voto nell'Aula di Montecitorio sul decreto in materia di energia.
"Poteva essere - ha proseguito Testa - l'occasione per trovare un punto di equilibrio tra il fare le opere necessarie allo sviluppo del paese e dell'economia e il tenere conto delle legittime aspirazioni delle popolazioni che vivono nei territori interessati dalle opere stesse. Punto di equilibrio non facile da individuare che ancora una volta non è stato trovato. Nel provvedimento approvato c'è un surrogato su questo punto che sposta l'equilibrio a favore del potere centrale a scapito delle autonomie locali. E questo non va bene, non solo per motivi giuridici e di legislazione concorrente tra governo centrale e Enti locali, ma anche perché alle autonomie locali non devono essere imposte le opere ma devono poter diventare protagoniste di ciò che le riguarda. Oltre a questo, è stato bocciato il nostro emendamento per ridiscutere l'idroelettrico così come deliberato nella manovra economica di pochi giorni fa che mette pesantemente in discussione il processo di liberalizzazione dell'energia in Italia. È invece positiva la soluzione trovata per il Sulcis e per l'entrata in esercizio degli impianti e fonte rinnovabile. Nel decreto manca un disegno complessivo sull'energia, materia sulla quale continua a pesare l'assenza ormai da tre mesi del ministero allo Sviluppo economico. Assenza grave per quanto riguarda la materia dell'energia ma altrettanto grave anche per quello che riguarda la politica industriale in un momento di crisi economica come questo".
Video dell’intervento
Articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore del 22 luglio 2010

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