La funzione di Presidente dell’Autorità indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit) richiede non soltanto assoluta integrità personale e indipendenza totale nei confronti di qualsiasi altro potere pubblico o privato, ma anche assenza di qualsiasi ombra su tali qualità. Nel momento in cui sulla persona del dott. Antonio Martone si appuntano notizie di comportamenti gravemente incompatibili con questi requisiti, ancorché fondate su conversazioni telefoniche di terzi, egli ha il dovere di prendere pubblicamente, in qualità di Presidente della Civit, una posizione dalla quale risulti in modo molto preciso e netto
- l’inesistenza dei comportamenti che gli vengono attribuiti;
- la sua estraneità a qualsiasi rapporto associativo, formale o informale, con soggetti interessati a influire sul funzionamento di organi istituzionali, giurisdizionali o amministrativi;
- l’assenza di qualsiasi fatto o circostanza, presente o passata, che lo renda suscettibile di ricatto o pressioni da parte di chicchessia.
Una siffatta presa di posizione chiara, netta e convincente, appare particolarmente necessaria in questo momento, nel quale la Civit è oggetto di attentati ripetuti non solo alla sua indipendenza, ma alla sua stessa esistenza, anche ad opera di esponenti del Governo e componenti della maggioranza. Il grado di autorevolezza di un’istituzione come la Civit dipende, certo, dalla competenza tecnica e professionale dei suoi componenti, ma è anche correlato alla loro riconosciuta e indiscussa integrità morale: qualsiasi ombra che li sfiori finirebbe per riflettersi sull’istituzione e conseguentemente indebolirla, contribuendo al disegno di chi vuole impedirne il funzionamento e ostacolare l’emancipazione delle amministrazioni pubbliche italiane dal circolo vizioso di arretratezza, inefficienza, opacità e malaffare in cui troppo sovente sono imprigionate.
Pietro Ichino, Luigi Zanda, Tiziano Treu, Giorgio Roilo, Rita Ghedini, Tamara Blazina, Paolo Nerozzi, Achille Passoni
La risposta di Antonio Martone
Il “comunicato dei senatori PD della Commissione Lavoro del Senato” diramato oggi, mi impone di uscire, sia pure con sintetiche dichiarazioni, dal riserbo che, per il rispetto che devo all’operato dei magistrati, mi ero imposto subito dopo aver inviato ai mezzi di informazione, il 12 luglio, la lettera aperta al Presidente dell’ANM che allego.
Con riferimento ai fatti che i mezzi di informazione hanno tratto dall’ordinanza del GIP di Roma e alle intercettazioni pubblicate oggi su il Fatto Quotidiano, ribadisco che non ho mai fatto o tentato di fare interventi sui giudici della Corte Costituzionale, sui componenti del CSM e sui magistrati della Cassazione che hanno adottato i provvedimenti ivi richiamati e sono del tutto estraneo agli episodi relativi alla candidatura alla presidenza della Regione Campania, agli impianti eolici, alle nomine di dirigenti degli uffici giudiziari e alla decisione sulla esclusione della “Lista per la Lombardia” in occasione delle ultime elezioni regionali.
Non ho mai fatto parte di associazioni segrete e non ho tenuto alcun comportamento che mi possa esporre a ricatti o illegittime pressioni, come credo possano dimostrare i quasi 45 anni di appartenenza all’ordine giudiziario e, in generale, tutta la mia vita.
Ciò nonostante, in questo delicato frangente, rappresentare all’esterno la CIVIT mi pone in una situazione di imbarazzo che non voglio si rifletta sui lavori di un’Istituzione nella quale credo. Pertanto, d’accordo con i componenti della Commissione, fin dalla settimana passata ho pregato il componente decano di sostituirmi in attesa del periodo feriale.
La risposta di Antonio Martone
Il “comunicato dei senatori PD della Commissione Lavoro del Senato” diramato oggi, mi impone di uscire, sia pure con sintetiche dichiarazioni, dal riserbo che, per il rispetto che devo all’operato dei magistrati, mi ero imposto subito dopo aver inviato ai mezzi di informazione, il 12 luglio, la lettera aperta al Presidente dell’ANM che allego.
Con riferimento ai fatti che i mezzi di informazione hanno tratto dall’ordinanza del GIP di Roma e alle intercettazioni pubblicate oggi su il Fatto Quotidiano, ribadisco che non ho mai fatto o tentato di fare interventi sui giudici della Corte Costituzionale, sui componenti del CSM e sui magistrati della Cassazione che hanno adottato i provvedimenti ivi richiamati e sono del tutto estraneo agli episodi relativi alla candidatura alla presidenza della Regione Campania, agli impianti eolici, alle nomine di dirigenti degli uffici giudiziari e alla decisione sulla esclusione della “Lista per la Lombardia” in occasione delle ultime elezioni regionali.
Non ho mai fatto parte di associazioni segrete e non ho tenuto alcun comportamento che mi possa esporre a ricatti o illegittime pressioni, come credo possano dimostrare i quasi 45 anni di appartenenza all’ordine giudiziario e, in generale, tutta la mia vita.
Ciò nonostante, in questo delicato frangente, rappresentare all’esterno la CIVIT mi pone in una situazione di imbarazzo che non voglio si rifletta sui lavori di un’Istituzione nella quale credo. Pertanto, d’accordo con i componenti della Commissione, fin dalla settimana passata ho pregato il componente decano di sostituirmi in attesa del periodo feriale.
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