Berlusconi ha deciso di non ricandidarsi come premier alle prossime elezioni politiche e propone per metà dicembre le primarie per scegliere il candidato alla premiership.
Nel Pdl sono in tanti ad esultare perché intravedono spazi di potere da occupare ma non comprendono che il ragno è presente e condizionerà la politica della destra. Alcuni esponenti del Pdl intravedono formalmente nella proposta delle primarie la possibilità di avviare un rinnovamento del partito.
Il Pdl rischia di trasformarsi in un arcipelago in assenza di un leader autoritario che ha dominato, senza concedere spazi, la scena politica degli ultimi decenni.
“Con il ritiro di Berlusconi dalla scena politica italiana, dichiara Alessandra Moretti portavoce del team di Pierluigi Bersani e vice sindaco di Vicenza, finisce un'era caratterizzata dal partito azienda e dal Governo guidato dall'uomo solo al comando. Si é trattato di una fase della storia di questo Paese che ha visto la politica perdere il suo autentico significato: quello di servizio e di impegno civico spesso sostituito da una visione affaristica ed egoistica del fare politica. L'epoca berlusconiana ha inoltre contribuito a danneggiare l'immagine e la dignità della donna troppo spesso usata come trofeo da esibire, sminuendo così il ruolo e il valore delle capacità femminili in tutti i campi, compreso quello della politica". “Mi auguro, conclude Alessandra Moretti, che si apra una nuova stagione fatta di persone oneste, capaci e competenti, coraggiose e ricche di spirito di innovazione e di cambiamento. La prossima legislatura sarà difficile e richiederà di mettere a disposizione le migliori risorse. Anche per questa ragione ritengo decisiva la vittoria di Pierluigi Bersani alle primarie del centro sinistra: perché questa volta scegliamo il prossimo Presidente del Consiglio al quale affidare il destino dell'Italia e degli italiani".
Un partito, il Pdl, che negli ultimi 20 anni non ha mai praticato la democrazia interna ed ha selezionato la classe dirigente in base alla fedeltà ed alla subordinazione nei confronti di Berlusconi non è in grado di realizzare dalla sera al mattino la partecipazione democratica, libera da condizionamenti soffocanti e da interessi di potere.
Nel Pdl non esiste, perché mai praticato, un patrimonio di valori che sono alla base del sistema politico e democratico di un paese.
Il Pdl è un ragno formato da una testa centrale che impartisce ordini e dai membri che ubbidiscono agli ordini ricevuti in assenza di un processo decisionale che coinvolga l’intero corpo. L’art. 49 della Costituzione, il quale assegna ai cittadini il “diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, non è stato realizzato dal Pdl con Berlusconi leader. Al contrario Berlusconi ha realizzato per primo, con Forza Italia e poi con il Pdl, un modello di partito come organizzazione personale. Tale modello, utilizzato poi da altri partiti, ha tradito lo spirito costituzionale, ha prodotto consensi elettorali nel modo più strumentale senza risolvere i problemi del paese ed ha generato il Pdl, un partito che rappresenta una mescolanza di interessi, di lobbies, di interessi professionali e corporativi.
Non bisogna dimenticare che Berlusconi ha utilizzato il suo partito per interessi personali (processi, leggi ad personam) senza la pur minima contestazione da parte della classe dirigente del partito.
Berlusconi ha avuto anche la capacità di incidere sulla cultura del paese e dei cittadini, i quali si sono sentiti autorizzati ad assumere comportamenti finalizzati agli interessi individuali e non a quelli dello Stato.
Berlusconi ha rivolto la sua attenzione alla mano invisibile del mercato per risolvere i problemi del paese e non risolvendoli è stato costretto alle dimissioni. Il lavoro che i partiti democratici dovranno svolgere è duro e faticoso per recuperare ai valori della democrazia quei cittadini che hanno trovato in Berlusconi la giustificazione dei loro comportamenti negativi.
Occorre recuperare la cultura della legalità e della democrazia per ricostruire un paese che ha bisogno di uscire dalla crisi economico e sociale e di realizzare la giustizia sociale. Di solito i partiti si interessano di consensi e di alleanze trascurando i fattori immateriali che stanno alla base dell’impegno politico: legalità, trasparenza, sincerità, onestà, competenze e pluralismo. Questi sono i presupposti dell’impegno politico perché la politica buona, realizzata nell’interesse dei cittadini, non è costituita da imbrogli, bugie e furbizie.
Occorre ricordare che l’inganno e le bugie non ripagano e che prima o dopo le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rendono trasparenti i comportamenti non improntati alla sincerità ed alla sobrietà.
Nel Pdl non esiste, perché mai praticato, un patrimonio di valori che sono alla base del sistema politico e democratico di un paese.
Il Pdl è un ragno formato da una testa centrale che impartisce ordini e dai membri che ubbidiscono agli ordini ricevuti in assenza di un processo decisionale che coinvolga l’intero corpo. L’art. 49 della Costituzione, il quale assegna ai cittadini il “diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, non è stato realizzato dal Pdl con Berlusconi leader. Al contrario Berlusconi ha realizzato per primo, con Forza Italia e poi con il Pdl, un modello di partito come organizzazione personale. Tale modello, utilizzato poi da altri partiti, ha tradito lo spirito costituzionale, ha prodotto consensi elettorali nel modo più strumentale senza risolvere i problemi del paese ed ha generato il Pdl, un partito che rappresenta una mescolanza di interessi, di lobbies, di interessi professionali e corporativi.
Non bisogna dimenticare che Berlusconi ha utilizzato il suo partito per interessi personali (processi, leggi ad personam) senza la pur minima contestazione da parte della classe dirigente del partito.
Berlusconi ha avuto anche la capacità di incidere sulla cultura del paese e dei cittadini, i quali si sono sentiti autorizzati ad assumere comportamenti finalizzati agli interessi individuali e non a quelli dello Stato.
Berlusconi ha rivolto la sua attenzione alla mano invisibile del mercato per risolvere i problemi del paese e non risolvendoli è stato costretto alle dimissioni. Il lavoro che i partiti democratici dovranno svolgere è duro e faticoso per recuperare ai valori della democrazia quei cittadini che hanno trovato in Berlusconi la giustificazione dei loro comportamenti negativi.
Occorre recuperare la cultura della legalità e della democrazia per ricostruire un paese che ha bisogno di uscire dalla crisi economico e sociale e di realizzare la giustizia sociale. Di solito i partiti si interessano di consensi e di alleanze trascurando i fattori immateriali che stanno alla base dell’impegno politico: legalità, trasparenza, sincerità, onestà, competenze e pluralismo. Questi sono i presupposti dell’impegno politico perché la politica buona, realizzata nell’interesse dei cittadini, non è costituita da imbrogli, bugie e furbizie.
Occorre ricordare che l’inganno e le bugie non ripagano e che prima o dopo le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rendono trasparenti i comportamenti non improntati alla sincerità ed alla sobrietà.
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