Dopo Tremonti, il quale annuncia dalla Corea del Sud di voler modificare l’art. 41 della Costituzione per favorire la libertà d’impresa, interviene Berlusconi affermando che “la Costituzione è datata”, che occorre “modificare l’art. 41 della Costituzione” e realizzare una “rivoluzione nel rapporto tra Stato, pubblica amministrazione e imprese”.
All’intervento di Berlusconi replica Pierluigi Bersani: “Berlusconi ha giurato sulla Costituzione, se non gli piace vada a casa”.
Ad applaudire Berlusconi erano i piccoli imprenditori della Confartigianato non tenendo presente che alcuni giorni prima l’Ufficio Studi della Confederazione in un rapporto aveva espresso la propria insoddisfazione per i tempi di attesa davanti agli sportelli e di pagamento nei confronti delle imprese fornitrici delle PA. Corriere della Sera 8 giugno 2010 A e B
In questi due anni di Governo Berlusconi si è fatto poco o nulla a favore del cambiamento delle PA e del miglioramento dei rapporti tra la macchina dello stato e gli utenti, cittadini e imprese. Infatti, l’unica riforma realizzata sulla carta, la legge Brunetta, è stata bloccata dalla manovra economica con il blocco degli stipendi al 2009 e dei premi incentivanti del pubblico impiego. Quindi, il salario accessorio non verrà distribuito a pioggia come negli anni passati e non verranno premiati i meritevoli. Anche in questo caso il Governo interviene in modo generalizzato ed indiscriminato non lasciando spazi per premiare i migliori e migliorare la produttività delle PA.
Adesso Tremonti e Berlusconi scoprono strumentalmente l’art. 41 della Costituzione per indicare la impossibilità di operare a favore delle imprese e propongono la sua modifica con tempi non certamenti brevi.
La tesi di Tremonti e Berlusconi viene subito smentita dali interventi di Valerio Onida e di Pietro Ichno, i quali affermano che l’articolo 41 della Costituzione non è la causa della lentezza dell’economia italiana e degli ostacoli della libertà d’impresa.
“Non è mai accaduto, afferma Valerio Onida, nel nostro paese che la Corte Costituzionale abbia dichiarato l’illegittimità costituzionale di una legge liberalizzatrice che rimuovesse impacci eccessivi e inutili allo svolgimento di attività economiche”. “Al contrario, continua Onida, è avvenuto non di rado che la Corte abbia dichiarato l’illegittimità costituzionale di leggi che stabilivano limiti ritenuti ingiustificati o troppo discrezionali alla libertà di iniziativa”. Valerio Onida
Tremonti “accredita, afferma Ichino, non solo l’dea che lacci e lacciuoli siano imposti dalla Costituzione, ma anche che siano colpa della Costituzione i ritardi, le incertezze, le incapacità e persino i ritorni indietro nell’opera della rimozione di questi ostacoli alla libertà di impresa che catterizzano la stagione poltica attuale”. Ichino continua indicando le prese di posizioni di Tremonti e del Governo contro la semplificazione ed il principio di liberalizzazione. Pietro Ichino
Ritengo che l’interesse di Tremonti e Berlusconi nei confronti della modifica dell’art. 41 rappresenta un alibi per il Governo per quello che non ha fatto in materia e nello stesso tempo è rivolto ad abbassare l’attenzione dai problemi reali del paese ad argomenti che non influiscono sulla libertà d’impresa.
I rapporti tra le PA e le imprese possono essere migliorati se la macchina dello Stato funziona come sistema integrato e non frantumato. Non è possibile che le PA richiedano dati e documenti alle imprese che sono in loro possesso. Per tale motivo occorre che i dati e le informazioni in possesso di un particolare settore della PA siano condivisi ed utilizzati dal sistema a beneficio degli utenti.
La lotta all’evazione non può essere effettuata in modo effcicace se il Fisco non può utilizzare la ricchezza delle informazioni già in possesso delle PA e se non si arriva alla trasparenza totale di tutti i redditi e non solo di quelli che provengono dal lavoro dipendente. In tutti i settori dalla finanza alla economia è richiesta la trasparenza al fine di gestire in modo efficace ed equo i fatti economici, finanziari e sociali (esempio: la lotta alla mafia).
Occorre un nuovo rapporto ed equilibio tra la privacy e la trasparenza specie in Italia e non deve essere utilizzata la prima contro la seconda per contrastare gli obiettivi di giustizia ed equità sociale.
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