Questo è il titolo del libro di Marco Bentivogli, editore Castelvecchi.
Una parte di opinione pubblica vede i sindacati (e i sindacalisti) italiani come una forma di resistenza ai cambiamenti, di ostacolo allo sviluppo della modernità.
Luogo comune, strumentazione mediatica o politica oppure c’è stato qualche errore che ha consentito l’affermazione di una visione così feroce?
Marco Bentivogli, giovane sindacalista, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl parte da una critica sincera dei limiti del sindacato per descrivere con un’analisi molto interessante, fatta anche di esempi concreti, un modo diverso di essere e fare rappresentanza, in un momento storico in cui “rappresentare” gli altri è diventata una delle sfide più difficili e al contempo cruciali della società moderna.
Sindacalista che rispetta e conosce in profondità la storia della sua organizzazione, oggi però guarda al presente di quello che è il sindacato e di quello che sarà in futuro e racconta ciò che sta dietro ai luoghi comuni: una realtà fatta di persone e di storie che si inseriscono in un contesto lavorativo profondamente mutato rispetto anche ad un recente passato, caratterizzato anche da importanti innovazioni tecnologiche o organizzative, come il word class
manufacturing o lo smart working ad esempio.
“Abbiamo rovinato l’Italia? Perché non si può fare a meno del sindacato” parte da un’analisi di come è cambiata la geografia del lavoro, in Europa e nel mondo, e approfondisce il contesto in cui si inserisce la nuova fabbrica in quella che viene definita la Quarte Rivoluzione Industriale, Industry 4.0.
Bentivogli, partendo dalla diretta esperienza delle dure vertenze industriali del Paese (tra cui Whirpool-Indesit, Ilva, Ast, Alcoa),
approfondisce il tema delle relazioni industriali nel nostro paese, della loro evoluzione per stare al passo dei cambiamenti in atto e della scelta dell’innovazione e della partecipazione nelle contrattazioni aziendali e nazionali.
In tuo ciò anche il sindacato deve sapere rinnovarsi, studiando, facendo ricerche, sull’organizzazione del lavoro, su Industry 4.0, sui Big Data e sulle nuove tecnologie, per ritornare a coinvolgere migliaia di ragazze e ragazzi.
Il sindacato che serve al nostro Paese può essere un collante fondamentale della coesione e barriera della vulnerabilità sociale e può
contribuire allo sviluppo organizzativo e alla crescita produttiva e sociale.
E’ questo, appunto, il sindacato di cui “non si può fare a meno”.
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