Intervista a Diego Zardini, deputato veronese del Partito Democratico, sul referendum costituzionale.
Secondo lei quale significato riveste il SI o il NO al referendum costituzionale?
L'Italia il 4 dicembre si troverà davanti ad un bivio. Raccogliere la sfida del cambiamento e rilanciare verso una grande stagione di riforme che finalmente tocchino il sociale, guardino agli ultimi, diano una possibilità di progresso ed emancipazione, oppure farsi spaventare dalla novità, rifugiarsi in una posizione conosciuta per quanto sia evidente come lo status quo abbia prodotto disagio sociale, sudditanza della politica alla finanza, disillusione verso le istituzioni ed i partiti, perdita di fiducia nell'istituto della rappresentanza.
Qualora prevalesse il no al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe inevitabile un periodo di forte instabilità ed incertezza ed i primi a pagarne il prezzo sarebbero certamente i soggetti più deboli. Quelli che la sinistra ha storicamente sempre difeso.
Esprimere un Si al referendum cosa significa?
La riforma nel merito dà continuità alle battaglie progressiste, ottiene ciò che inseguiamo da tempo come sinistra e dà al paese un volto di moderna e matura democrazia di governo e dell'alternanza. Non tocca la prima parte relativa ai principi fondamentali e relativi ai poteri del governo. Rende certi i tempi del procedimento legislativo consentendo alle istituzioni democratiche di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini. Si rafforzano gli istituti di garanzia per un adeguato contrappeso.
Quindi lei è favorevole alla riforma costituzionale.
Per le ragioni che ho espresso prima ed in coerenza con il mio voto espresso nei tre passaggi parlamentari alla Camera, voterò e inviterò a votare SI per dare all'Italia una Costituzione moderna ed avanzata in un processo che ha dapprima coinvolto noi parlamentari e che il 4 dicembre con il referendum confermativo deve necessariamente passare attraverso la consultazione democratica del popolo sovrano.
È una riforma di responsabilità, con una forte spinta riformista che, rafforzando il governo parlamentare, rafforza la democrazia, avvicinando i tempi della società ai tempi della decisione politica che diventano certi, trasparenti e più efficaci. Il convinto sostegno al SÌ non può che arrivare da donne e uomini con sensibilità di sinistra perché è perfettamente in linea con quei valori, fondanti, sui quali storicamente abbiamo sempre costruito i nostri programmi e le nostre battaglie, dal livello nazionale al livello locale.
La sinistra non può non stare in questo solco di cambiamento ed il cambiamento non può esserci senza la sinistra e la sua aspirazione a migliorare il mondo. Solo innovando la Costituzione possiamo riuscire a custodirne i valori.
La riforma costituzionale del 2001 che effetti ha prodotto concretamente nel paese?
La riforma del 2001 ha causato numerosi ed elevati problemi: Crescente contenzioso tra Stato e Regioni (nel 2000 il conflitto pesava per il 5% sulle pronunce della Corte, nel 2015 il peso superava il 40,94% con delle punte del 47%); Sprechi, ritardi ed inefficacia degli interventi. Tali fattori hanno inciso negativamente in diversi settori tra i quali si ricordano: - Turismo (178 ambasciate regionali all’estero nel 2010); - Politiche attive del lavoro inefficienti rispetto all’Europa a causa del suo decentramento (i Paesi Europei -Germania, Francia, Gran Bretagna ed altri- si sono dotati di una Agenzia Nazionale con un duplice compito: erogare i sussidi di disoccupazione e spingere i beneficiari a cercare lavoro, assistendoli nella ricerca); - Formazione professionale; - Infrastrutture e grandi opere (ritardi nella cooperazione tra le Regioni e queste e lo Stato); - Politiche sociali (fondo nazionale per gli asili nido utilizzati con notevole ritardo rispetto al finanziamento dello Stato o non utilizzati); Commercio estero (frammentazione ed inefficienza delle iniziative di promozione del commercio estero).
La riforma Costituzionale elimina le materie concorrenti fra Stato e Regioni, rimuovendo così l’oggetto dei conflitti tra Stato e Regioni e la causa dei ritardi e dell’inefficacia degli interventi, ed opera una chiara ed efficace ripartizione delle competenze tra lo Stato e le autonomie locali. Così operando le risposte legislative sono più prossime alla domanda del paese e delle comunità locali, le quali non possono aspettare delle risposte lontane nel tempo o meglio quando le condizioni ambientali e sociali sono mutate.
Secondo lei quale significato riveste il SI o il NO al referendum costituzionale?
L'Italia il 4 dicembre si troverà davanti ad un bivio. Raccogliere la sfida del cambiamento e rilanciare verso una grande stagione di riforme che finalmente tocchino il sociale, guardino agli ultimi, diano una possibilità di progresso ed emancipazione, oppure farsi spaventare dalla novità, rifugiarsi in una posizione conosciuta per quanto sia evidente come lo status quo abbia prodotto disagio sociale, sudditanza della politica alla finanza, disillusione verso le istituzioni ed i partiti, perdita di fiducia nell'istituto della rappresentanza.
Qualora prevalesse il no al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe inevitabile un periodo di forte instabilità ed incertezza ed i primi a pagarne il prezzo sarebbero certamente i soggetti più deboli. Quelli che la sinistra ha storicamente sempre difeso.
Esprimere un Si al referendum cosa significa?
La riforma nel merito dà continuità alle battaglie progressiste, ottiene ciò che inseguiamo da tempo come sinistra e dà al paese un volto di moderna e matura democrazia di governo e dell'alternanza. Non tocca la prima parte relativa ai principi fondamentali e relativi ai poteri del governo. Rende certi i tempi del procedimento legislativo consentendo alle istituzioni democratiche di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini. Si rafforzano gli istituti di garanzia per un adeguato contrappeso.
Quindi lei è favorevole alla riforma costituzionale.
Per le ragioni che ho espresso prima ed in coerenza con il mio voto espresso nei tre passaggi parlamentari alla Camera, voterò e inviterò a votare SI per dare all'Italia una Costituzione moderna ed avanzata in un processo che ha dapprima coinvolto noi parlamentari e che il 4 dicembre con il referendum confermativo deve necessariamente passare attraverso la consultazione democratica del popolo sovrano.
È una riforma di responsabilità, con una forte spinta riformista che, rafforzando il governo parlamentare, rafforza la democrazia, avvicinando i tempi della società ai tempi della decisione politica che diventano certi, trasparenti e più efficaci. Il convinto sostegno al SÌ non può che arrivare da donne e uomini con sensibilità di sinistra perché è perfettamente in linea con quei valori, fondanti, sui quali storicamente abbiamo sempre costruito i nostri programmi e le nostre battaglie, dal livello nazionale al livello locale.
La sinistra non può non stare in questo solco di cambiamento ed il cambiamento non può esserci senza la sinistra e la sua aspirazione a migliorare il mondo. Solo innovando la Costituzione possiamo riuscire a custodirne i valori.
La riforma costituzionale del 2001 che effetti ha prodotto concretamente nel paese?
La riforma del 2001 ha causato numerosi ed elevati problemi: Crescente contenzioso tra Stato e Regioni (nel 2000 il conflitto pesava per il 5% sulle pronunce della Corte, nel 2015 il peso superava il 40,94% con delle punte del 47%); Sprechi, ritardi ed inefficacia degli interventi. Tali fattori hanno inciso negativamente in diversi settori tra i quali si ricordano: - Turismo (178 ambasciate regionali all’estero nel 2010); - Politiche attive del lavoro inefficienti rispetto all’Europa a causa del suo decentramento (i Paesi Europei -Germania, Francia, Gran Bretagna ed altri- si sono dotati di una Agenzia Nazionale con un duplice compito: erogare i sussidi di disoccupazione e spingere i beneficiari a cercare lavoro, assistendoli nella ricerca); - Formazione professionale; - Infrastrutture e grandi opere (ritardi nella cooperazione tra le Regioni e queste e lo Stato); - Politiche sociali (fondo nazionale per gli asili nido utilizzati con notevole ritardo rispetto al finanziamento dello Stato o non utilizzati); Commercio estero (frammentazione ed inefficienza delle iniziative di promozione del commercio estero).
La riforma Costituzionale elimina le materie concorrenti fra Stato e Regioni, rimuovendo così l’oggetto dei conflitti tra Stato e Regioni e la causa dei ritardi e dell’inefficacia degli interventi, ed opera una chiara ed efficace ripartizione delle competenze tra lo Stato e le autonomie locali. Così operando le risposte legislative sono più prossime alla domanda del paese e delle comunità locali, le quali non possono aspettare delle risposte lontane nel tempo o meglio quando le condizioni ambientali e sociali sono mutate.
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