E' il titolo del libro di Marco Minnniti. «La differenza tra la
sinistra e il nazionalpopulismo consiste proprio in questo: la sinistra
ascolta, mentre i populisti fanno finta di ascoltare, quando invece il loro
unico obiettivo è di tenere incatenata la gente alle proprie paure.» Parte da
questa convinzione la riflessione di Marco Minniti, ex ministro dell’Interno e
da oltre vent’anni ai vertici degli apparati di sicurezza e di intelligence
del nostro Paese. Anni fondamentali e difficilissimi, in cui si è trovato a
gestire, in particolare nei sedici mesi al Viminale, eventi epocali di portata
internazionale, come la forte ondata migratoria successiva alle primavere
arabe, il consolidamento dello Stato islamico e la stagione dei feroci attacchi
terroristici in territorio europeo, la crisi libica con le sue ancora attuali
conseguenze. E poi, sul versante interno, l’emergenza sicurezza nelle grandi
città, la lotta alla criminalità organizzata, il caso emblematico di Ostia e di
altri comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Non è possibile garantire la
sicurezza rinunciando alla libertà: barattare la seconda in cambio della prima
significa innalzare pericolose barriere, dimenticando che la connessione del
mondo è ormai irrefrenabile. L’idea del confine come separazione dagli altri
crea società chiuse.
Sull'onda dei nazionalpopulismi, l’unità europea, che ci
ha garantito settant’anni di pace, è a rischio di estinzione. E questo potrebbe
essere l’inizio di molti drammatici danni. Un salto nel buio che non ci
possiamo permettere.
giovedì 15 novembre 2018
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