Intervista di Massimo Rebotti a Alessandra Moretti pubblicata sul Corriere della Sera il 9 maggio
2015
«Classico esempio di quella sinistra tafazzista, che si fa male da sola». Alessandra
Moretti, candidata del centrosinistra a governatore del Veneto, dice di «non essere stupita» dall’ affondo, due giorni fa a Mestre, della leader cgil Susanna Camusso che a una platea di delegati sindacali ha detto: «Capisco l’imbarazzo e le difficoltà che tanti di voi hanno di fronte alle Regionali. Piuttosto che non votare però, meglio annullare la scheda».
E' stato fuoco amico?
«Una cosa dev’essere chiara. Chi invita a votare scheda bianca in Veneto è come se dicesse di votare per Luca Zaia, il governatore leghista che ha abbandonato al loro destino i lavoratori e le imprese della regione.
Chi dice queste cose è la stessa sinistra che ha fatto cadere il governo Prodi e ha consentito a Berlusconi di governare per vent’anni».
Susanna Camusso però e la leader del più grande sindacato italiano. Non è preoccupata per la sua campagna?
«No. Questo è un vecchio modo di fare politica, di chi vuol farsi sempre male. È quella sinistra allergica a governare. E pensare che noi, in Veneto, abbiamo costruito un centrosinistra ampio, c’ è Sel, ci sono i Verdi, anche un pezzo di Rifondazione comunista. E poi tra i candidati nelle liste in mio sostegno c’ è l’ ex segretario della Cgil di Padova. Penso che i più amareggiati per l’uscita di Camusso siano proprio gli iscritti veneti al suo sindacato».
La Cgil è molto dura con il governo. A Mestre il segretario ha detto che Renzi favorisce solo le imprese. Lei è finita in mezzo a questo scontro?
«Sa quanti posti di lavoro ha creato il Jobs act del governo Renzi nel primo trimestre del 2015 in Veneto? Quasi 35 mila. Che Camusso chiedesse a un giovane che prima aveva un contratto a progetto e ora ha un contratto a tempo indeterminato, se pensa anche lui che il governo favorisce le imprese. Se diventerò presidente farò un altro Jobs act, per il Veneto, che rafforzi ulteriormente le indicazioni dell’esecutivo».
Forse è anche per questo che la Cgil non la sostiene.
«C’è una parte del sindacato che si rende conto che un rinnovamento è necessario. Non i vertici».
Sta pensando che questo intervento di Camusso, alla fine, le farà guadagnare voti?
«La verità è che le battaglie si vincono tutte insieme, oltre gli steccati ideologici. E le critiche che ho ricevuto sono ideologiche, i veneti capiranno».
Sul sito di Alessandra Moretti campeggia il numero dei comuni visitati finora durante la campagna elettorale: ieri era a quota 519: «Qualche mese fa questa sfida sembrava impossibile, ora è apertissima».
Per la verità qualche giorno fa Renzi ha detto: «Alle Regionali finisce 6 a 1» e l’ipotesi di sconfitta era proprio in Veneto.
«Conosco Matteo Renzi, non lascia niente a nessuno. E io con lui. Ho abbandonato l’europarlamento per giocarmi questa partita. E i miei avversari ora hanno paura».
In suo sostegno oggi arriva il ministro Boschi.
È una donna che stimo, la sento molto vicina. Il messaggio che voglio lanciare è che con me alla guida della Regione la relazione con il governo sarà molto forte, per rispondere alle esigenze del Veneto. Qui il centrosinistra ha un’occasione storica: strappare una regione considerata “impossibile”. E poi, alla guida della coalizione c’è una donna».
Anche Camusso è donna.
«Infatti, spiace che abbia perso l’occasione di sostenere una donna. In altre circostanze aveva dimostrato una diversa sensibilità».
«No. Questo è un vecchio modo di fare politica, di chi vuol farsi sempre male. È quella sinistra allergica a governare. E pensare che noi, in Veneto, abbiamo costruito un centrosinistra ampio, c’ è Sel, ci sono i Verdi, anche un pezzo di Rifondazione comunista. E poi tra i candidati nelle liste in mio sostegno c’ è l’ ex segretario della Cgil di Padova. Penso che i più amareggiati per l’uscita di Camusso siano proprio gli iscritti veneti al suo sindacato».
La Cgil è molto dura con il governo. A Mestre il segretario ha detto che Renzi favorisce solo le imprese. Lei è finita in mezzo a questo scontro?
«Sa quanti posti di lavoro ha creato il Jobs act del governo Renzi nel primo trimestre del 2015 in Veneto? Quasi 35 mila. Che Camusso chiedesse a un giovane che prima aveva un contratto a progetto e ora ha un contratto a tempo indeterminato, se pensa anche lui che il governo favorisce le imprese. Se diventerò presidente farò un altro Jobs act, per il Veneto, che rafforzi ulteriormente le indicazioni dell’esecutivo».
Forse è anche per questo che la Cgil non la sostiene.
«C’è una parte del sindacato che si rende conto che un rinnovamento è necessario. Non i vertici».
Sta pensando che questo intervento di Camusso, alla fine, le farà guadagnare voti?
«La verità è che le battaglie si vincono tutte insieme, oltre gli steccati ideologici. E le critiche che ho ricevuto sono ideologiche, i veneti capiranno».
Sul sito di Alessandra Moretti campeggia il numero dei comuni visitati finora durante la campagna elettorale: ieri era a quota 519: «Qualche mese fa questa sfida sembrava impossibile, ora è apertissima».
Per la verità qualche giorno fa Renzi ha detto: «Alle Regionali finisce 6 a 1» e l’ipotesi di sconfitta era proprio in Veneto.
«Conosco Matteo Renzi, non lascia niente a nessuno. E io con lui. Ho abbandonato l’europarlamento per giocarmi questa partita. E i miei avversari ora hanno paura».
In suo sostegno oggi arriva il ministro Boschi.
È una donna che stimo, la sento molto vicina. Il messaggio che voglio lanciare è che con me alla guida della Regione la relazione con il governo sarà molto forte, per rispondere alle esigenze del Veneto. Qui il centrosinistra ha un’occasione storica: strappare una regione considerata “impossibile”. E poi, alla guida della coalizione c’è una donna».
Anche Camusso è donna.
«Infatti, spiace che abbia perso l’occasione di sostenere una donna. In altre circostanze aveva dimostrato una diversa sensibilità».
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