Debora Serracchiani con una intervista a La Repubblica informa di sostenere Dario Franceschini al congresso del Partito Democratico.
Debora dichiara di non avere avuto dubbi nella scelta ed afferma “nemmeno mezzo. Di qua c’è il progetto del PD, dall’altra parte c’è D’Alema. Io sto col PD”. Ritiene che la laicità del partito possa essere difesa più dai cattolici democratici ed afferma che “paradossalmente i cattolici democratici hanno molto meno remore a sfidare il clericalismo di quante ne abbiano gli altri”. E questo è vero in quanto i cattolici democratici nella loro esperienza politica da Sturzo a Moro hanno dimostrato con i comportamenti e con i fatti di aver avuto una visione laica dello stato e del Partito.
Debora Serracchiani racconta i temi trattati con Dario Franceschini: “la laicità, la questione morale, il conflitto d’interessi, la riforma del welfare. Tutti temi di grande interesse che prefigurano la posizione di Dario Franceschini al prossimo congresso del Partito Democratico”.
“In caso di vittoria, afferma Debora Serracchiani, Franceschini dovrà aprire il partito al rinnovamento, chiamare gente nuova, come ha fatto con me, pescare le straordinarie risorse di questo pezzo d’Italia”.
Quello che è chiaro che la sua non è stata una scelta di potere ma una scelta responsabile e cosciente finalizzata al cambiamento della società e del Partito Democratico.
Adesso occorre aspettare alcuni giorni affinché il mosaico delle scelte congressuali venga definitivamente composto.
Bisogna ricordare l’intervento di Pietro Ichino nel post Pietro Ichino sul congresso del Partito Democratico in quanto la sua visione del mercato del lavoro, del progetto Flexisecurity, della riforma delle Pubbliche Amministrazioni è molto importante per un Partito che sceglie il riformismo per cambiare lo stato e la società.
Ritengo che il programma di Dario Franceschini si è arricchito dell’apporto e della visione di Debora Serracchiani, la quale come ricorda lei “sono una persona normale. L’elettorato si identifica nel linguaggio, nel modo di essere, direi quasi nella fisicità”.
Occorre rinnovare la presenza del PD in periferia, la quale in diversi territori è sottomessa ai notabili locali tutti impegnati a garantire il consenso al leader nazionale che poi successivamente cercherà di premiare l’apporto ricevuto. Questi equilibri bisogna farli saltare magari modificando lo Statuto e permettendo agli elettori di candidarsi sottoscrivendo soltanto la tesi condivisa ed agli elettori di scegliere liberamente i candidati a delegato tra i sottoscrittori.
Non basta confermare le primarie nella scelta del segretario occorre anche innovare le modalità di scelta dei delegati altrimenti si corre il rischio di avere un segretario investito da una scelta ampia e democratica e dei delegati al congresso frutto del potere periferico.
Debora dichiara di non avere avuto dubbi nella scelta ed afferma “nemmeno mezzo. Di qua c’è il progetto del PD, dall’altra parte c’è D’Alema. Io sto col PD”. Ritiene che la laicità del partito possa essere difesa più dai cattolici democratici ed afferma che “paradossalmente i cattolici democratici hanno molto meno remore a sfidare il clericalismo di quante ne abbiano gli altri”. E questo è vero in quanto i cattolici democratici nella loro esperienza politica da Sturzo a Moro hanno dimostrato con i comportamenti e con i fatti di aver avuto una visione laica dello stato e del Partito.
Debora Serracchiani racconta i temi trattati con Dario Franceschini: “la laicità, la questione morale, il conflitto d’interessi, la riforma del welfare. Tutti temi di grande interesse che prefigurano la posizione di Dario Franceschini al prossimo congresso del Partito Democratico”.
“In caso di vittoria, afferma Debora Serracchiani, Franceschini dovrà aprire il partito al rinnovamento, chiamare gente nuova, come ha fatto con me, pescare le straordinarie risorse di questo pezzo d’Italia”.
Quello che è chiaro che la sua non è stata una scelta di potere ma una scelta responsabile e cosciente finalizzata al cambiamento della società e del Partito Democratico.
Adesso occorre aspettare alcuni giorni affinché il mosaico delle scelte congressuali venga definitivamente composto.
Bisogna ricordare l’intervento di Pietro Ichino nel post Pietro Ichino sul congresso del Partito Democratico in quanto la sua visione del mercato del lavoro, del progetto Flexisecurity, della riforma delle Pubbliche Amministrazioni è molto importante per un Partito che sceglie il riformismo per cambiare lo stato e la società.
Ritengo che il programma di Dario Franceschini si è arricchito dell’apporto e della visione di Debora Serracchiani, la quale come ricorda lei “sono una persona normale. L’elettorato si identifica nel linguaggio, nel modo di essere, direi quasi nella fisicità”.
Occorre rinnovare la presenza del PD in periferia, la quale in diversi territori è sottomessa ai notabili locali tutti impegnati a garantire il consenso al leader nazionale che poi successivamente cercherà di premiare l’apporto ricevuto. Questi equilibri bisogna farli saltare magari modificando lo Statuto e permettendo agli elettori di candidarsi sottoscrivendo soltanto la tesi condivisa ed agli elettori di scegliere liberamente i candidati a delegato tra i sottoscrittori.
Non basta confermare le primarie nella scelta del segretario occorre anche innovare le modalità di scelta dei delegati altrimenti si corre il rischio di avere un segretario investito da una scelta ampia e democratica e dei delegati al congresso frutto del potere periferico.
2 commenti:
In questi giorni in cui le Istituzioni chiedono il silenzio intorno all'inchiesta di Bari, così da consentire al Cavaliere di non doversi presentare al G8 truccato di bianco e con un simpatico naso rosso, la scena politica s'anima d'altre storie... tra cui la corsa al congresso del Partito Democratico.
L'11 Ottobre sapremo chi sarà il nuovo leader del partito, al quale toccherà l'arduo compito di reggere le fila di un battaglione ormai stanco e ferito, consegnando nuova identità e nuova spinta ad un progetto che rischia di trasformarsi nel fuoco di paglia più clamoroso della storia della politica italiana.
Ai blocchi di partenza abbiamo il segretario "tecnico" Dario Franceschini e, come annunciato mesi fa, l'ex-ministro Pierluigi Bersani. Non voglio dilungarmi troppo a parlare di questi due, a mio avviso, bravissimi politici, perché penso seriamente che nessuno dei due rappresenti ciò che è necessario per dare nuovo lustro a questo progetto.
Bersani ha detto che "bisogna ricostruire il partito" e che lui, a differenza dello sfidante, "non parla di vecchio e nuovo". Scusate, ovvio che non parli di vecchio e di nuovo, rischierebbe lui stesso di trovarsi in imbarazzo al momento della collocazione.
Proseguo ribadendo, come spesso ho fatto, la mia stima e i miei complimenti a Franceschini, il quale è riuscito nel difficilissimo compito di "tenere botta" alle europee e a non far implodere il partito nel post-Veltroni.
Tuttavia ritengo il suo compito esaurito. Doveva essere il traghettatore tra due generazioni, quella del "vecchio" (o nuovo?) Bersani e dei suoi attempati coetanei (non anagrafici, ma mediatico-politici) come Prodi, D'Alema, Veltroni, Rutelli, Bindi, Fassino, ecc... e la VERA nuova e INEDITA generazione politica.
Ragazzi miei, ci vogliono persone che non si sono mai viste prima!
Persone che non hanno ricoperto prima d'ora ruoli di spicco nel partito nazionale, persone che non sono già state "consumate" dall'opinione pubblica, persone che si sono fatte le ossa all'interno del partito lavorando sul territorio, persone che arrivano a questo importante appuntamento per TUTTO il centrosinistra italiano svincolate il più possibile da vecchie divisioni e appartenenze.
Rischiamo che con questo "bipolarismo" interno tornino a galla vecchi rancori neanche troppo sopiti, che porterebbero molto probabilmente a nuove tensioni e scontri pubblici, riuscendo a dare per l'ennesima volta la patetica immagine di essere un partito diviso su tutto e su tutti.
Per questo spero con tutto me stesso nell'OUTSIDER e, tra tutti i nomi che circolano (Ignazio Marino, Marco Simoni, Giuseppe Civati), spero che si presenti DEBORA SERRACCHIANI.
Sono fermamente convinto che in un Paese come l'Italia, dove l'apparenza, negli ultimi anni, vale più della sostanza, sia necessario "giocare" sfruttando le regole ormai assunte della società in cui stiamo vivendo.
Con questo non voglio dire che queste regole siano da condividere, ma ritengo sia inutile ignorarle facendo gli intellettuali di sinistra.
Il gioco è questo, che lo vogliamo o no, occorre attrezzarsi con una figura nuova e giovane capace di catturare lo "share elettorale" (mi piace chiamarlo così).
Che poi dietro ci debba essere una base solida e una sostanza programmatica è senza dubbio necessario.
Ci vuole un LEADER nuovo e un PARTITO DEMOCRATICO nuovo, con i suoi componenti pronti a remare tutti nella stessa direzione. Certo, le discussioni ci saranno e ci devono assolutamente essere, ma vanno risolte all'interno del partito e nei luoghi a questo adibiti.
Una linea CHIARA e COMUNE, chi non è d'accordo può andarsene.
Ascoltate il discorso di Debora all'Assemblea Nazionale dei Circoli, non c'è bisogno di aggiungere nulla.
bene per dario. benissimo una lista sassoli per dario. arricchisce la partecipazione soprattutto nelle marche, in cui sassoli è stato oscurato quale candidato alle europee. come posso partecipare ad una lista sassoli per franceschini a pesaro? a chi mi devo rivolgere? saluti. neononno enrico, giovane pemnsionato sessantacinquenne. ortolano. andrenrico@hotmail.it
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