Ho scelto di appoggiare la candidatura di Franceschini a segretario del PD e il suo programma per una serie di motivazioni che vorrei condividere.
Il mio impegno politico diretto è recente, benché sia convinta che sia stato tale anche il lavoro di attuazione e di elaborazione delle scelte del centrosinistra in campo di lavoro e di stato sociale, sia al governo sia all’opposizione.
Ora, in vista dei complicati appuntamenti autunnali del partito, sento di dovermi ricollegare alla fase costituente, che ho vissuto con entusiasmo, a partire dal primo Manifesto dei valori. Ripensando a quel periodo – che solo la frenesia con cui ormai tutti bruciamo gli eventi ci fa apparire lontano – ho preso consapevolezza di quanto sia necessario ritornare a quelle che sono le nostre basi, alle grandi intuizioni. Forse non eravamo pronti, ci siamo trovati troppo velocemente catapultati in una prospettiva, per il nostro Paese, ancora sconosciuta. La bontà della scelta è stata, però, dimostrata con le elezioni europee e il risultato deludente in ogni Paese dello schieramento socialista o socialdemocratico. Ecco perché penso che si debba ripartire da lì, dalle basi del Pd, dalle intuizioni dei segretari che decisero di sciogliere i precedenti partiti, e rileggere e verificare se sono ancora attuali e non sia venuto il momento di approfondirle e applicarle.Ricollegarsi alla fase costituente, ai suoi contenuti e ai suoi metodi, non significa non vedere cosa nel frattempo non abbia funzionato. Le critiche sono tantissime e non è il caso di esercitare per l’ennesima volta una operazione in cui eccelliamo. Le critiche sono però necessarie anche per comprendere quali correttivi apportare, come ad esempio all’insuccesso del modello di rappresentanza paritaria di donne e uomini e dei tempi della politica attiva.Il mio impegno ha questa caratteristica: riprovarci davvero! Credo che ora siamo finalmente nelle condizioni di farlo. Sui temi del lavoro e dello stato sociale ho sottoscritto un documento, che adotta un approccio equilibrato: non accetta di abbassare i diritti, ma si cimenta nella innovazione, nella consapevolezza che le disuguaglianze inaccettabili stanno diventando esplosive, che dobbiamo progettare ‘sul serio’ nuovi modelli di sviluppo, mettendo al primo posto il futuro delle persone e della terra in cui ci troviamo a vivere. E’ per questo che il documento prevede l’impegno a occuparsi di tutti i lavori, da quello di cura fino a quello imprenditoriale, con una base minima comune di diritti e responsabilità, proponendo un patto tra generi e generazioni.Sono altrettanto convinta che il dialogo sulla laicità dello Stato debba continuare e non trovi ostacoli mettendo alla base quello che, fin dal primo documento sui valori, Pietro Scoppola ha definito ‘patriottismo costituzionale’.E questo significa impiegare i prossimi mesi a rilanciare il progetto, per un partito che raccolga tutte le idee e le energie per combattere la deriva che sta vivendo l’intero paese.
Donata Gottardi
Il mio impegno politico diretto è recente, benché sia convinta che sia stato tale anche il lavoro di attuazione e di elaborazione delle scelte del centrosinistra in campo di lavoro e di stato sociale, sia al governo sia all’opposizione.
Ora, in vista dei complicati appuntamenti autunnali del partito, sento di dovermi ricollegare alla fase costituente, che ho vissuto con entusiasmo, a partire dal primo Manifesto dei valori. Ripensando a quel periodo – che solo la frenesia con cui ormai tutti bruciamo gli eventi ci fa apparire lontano – ho preso consapevolezza di quanto sia necessario ritornare a quelle che sono le nostre basi, alle grandi intuizioni. Forse non eravamo pronti, ci siamo trovati troppo velocemente catapultati in una prospettiva, per il nostro Paese, ancora sconosciuta. La bontà della scelta è stata, però, dimostrata con le elezioni europee e il risultato deludente in ogni Paese dello schieramento socialista o socialdemocratico. Ecco perché penso che si debba ripartire da lì, dalle basi del Pd, dalle intuizioni dei segretari che decisero di sciogliere i precedenti partiti, e rileggere e verificare se sono ancora attuali e non sia venuto il momento di approfondirle e applicarle.Ricollegarsi alla fase costituente, ai suoi contenuti e ai suoi metodi, non significa non vedere cosa nel frattempo non abbia funzionato. Le critiche sono tantissime e non è il caso di esercitare per l’ennesima volta una operazione in cui eccelliamo. Le critiche sono però necessarie anche per comprendere quali correttivi apportare, come ad esempio all’insuccesso del modello di rappresentanza paritaria di donne e uomini e dei tempi della politica attiva.Il mio impegno ha questa caratteristica: riprovarci davvero! Credo che ora siamo finalmente nelle condizioni di farlo. Sui temi del lavoro e dello stato sociale ho sottoscritto un documento, che adotta un approccio equilibrato: non accetta di abbassare i diritti, ma si cimenta nella innovazione, nella consapevolezza che le disuguaglianze inaccettabili stanno diventando esplosive, che dobbiamo progettare ‘sul serio’ nuovi modelli di sviluppo, mettendo al primo posto il futuro delle persone e della terra in cui ci troviamo a vivere. E’ per questo che il documento prevede l’impegno a occuparsi di tutti i lavori, da quello di cura fino a quello imprenditoriale, con una base minima comune di diritti e responsabilità, proponendo un patto tra generi e generazioni.Sono altrettanto convinta che il dialogo sulla laicità dello Stato debba continuare e non trovi ostacoli mettendo alla base quello che, fin dal primo documento sui valori, Pietro Scoppola ha definito ‘patriottismo costituzionale’.E questo significa impiegare i prossimi mesi a rilanciare il progetto, per un partito che raccolga tutte le idee e le energie per combattere la deriva che sta vivendo l’intero paese.
Donata Gottardi
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